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lo stato può non pagare il proprio debito

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lo stato può non pagare il proprio debito
Lo Sai

Lo dice la Corte Internazionale di Giustizia

 

“Se il rimborso del debito mette in pericolo la vita economica e l’amministrazione, il governo ha l’obbligo di arrestare o ridurre il debito”.

Questo fu dichiarato nella sentenza del 1938, in seguito a quanto accaduto tra Grecia e Belgio nel 1936.

Il primo ministro greco, Ioannis Metaxas, si rifiutò di pagare il debito alla banca Société Commerciale de Belgique.

Il Belgio presentò ricorso alla Corte Internazionale e il governo greco, esponendo le sue motivazioni, dichiarò: “Il Governo della Grecia, in ansia per gli interessi vitali del popolo greco e l’amministrazione, la vita economica, la salute e la sicurezza interna ed esterna del paese, non può pagare. Qualsiasi governo al suo posto, avrebbe fatto lo stesso” (Annuario della Commissione di diritto internazionale, 1980).

La Corte internazionale di giustizia, nel 1938, presentò un memorandum che affermava la possibilità di una situazione straordinaria che “rende impossibile per i governi rispettare i loro obblighi verso i creditori e la loro gente. Le risorse del Paese sono insufficienti a soddisfare entrambi i requisiti contemporaneamente. Non è possibile pagare un debito pubblico e al tempo stesso dare al popolo la buona amministrazione e le condizioni di garanzia per sviluppo morale, sociale ed economico. Dobbiamo scegliere tra i due. E, naturalmente, il dovere dello Stato di garantire il corretto funzionamento dei servizi pubblici essenziali oltrepassa il pagamento dei debiti. Dal momento che nessuno Stato è tenuto a svolgere, in tutto o in parte, ai suoi obblighi finanziari, se si mette in pericolo il funzionamento dei servizi pubblici e se ha portato alla rottura dell’amministrazione del Paese” (Annuario della Commissione di diritto internazionale, 1980).internationale

Con questi argomenti, quindi, la Corte Internazionale diede ragione alla Grecia, creando un precedente giuridico, grazie al quale anche l’Argentina nel 2003, e l’Equador nel 2011, non si sono piegati al ricatto del debito.

Anni prima della questione Grecia-Belgio, nel 1927, il giurista e professore di diritto all’università di Parigi Alexander Nahum Sack coniò il concetto di “debito detestabile” o “debito odioso” nel suo saggio (Gli effetti della trasformazione dello stato sul debito pubblico e su altre obbligazioni finanziarie), spiegando che tale è un debito che va contro l’interesse di un popolo: “Se un governo dispotico incorre in un debito non per bisogni o per interessi dello Stato, ma per rafforzare il regime dispotico, per reprimere la lotta della popolazione contraria al regime stesso, tale debito è odioso per la popolazione dell’intero Stato. Questo debito non è un’obbligazione per la nazione: è un debito del regime che lo ha contratto, è un debito personale del potere che lo ha assunto; di conseguenza esso si estingue con la caduta di questo potere.”

Sack formalizzò il concetto di “debito odioso” a livello internazionale.

Cosa è, quindi, o chi è che fa in modo che il nostro debito aumenti, e non ci si appelli a quelle convenzioni internazionali che permettono di definire un debito odioso e sospenderlo, o annullarlo come detto dalla Corte internazionale?

Lo stato lavora per i cittadini o per le banche?

Per uscire da questo circolo vizioso occorre informarci e informare, iniziare a capire il meccanismo truffaldino del debito.

La guerra di cui Orwell parla nel suo libro 1984, usata per soggiogare e opprimere i cittadini è oggi riscontrabile nella guerra perenne del debito pubblico.
Scrive Orwell nel lontano 1948:

“Il problema era come riuscire a far girare le ruote dell’industria senza incrementare la ricchezza reale del mondo. I beni di consumo dovevano essere prodotti, ma non distribuiti. E in effetti l’unico modo per raggiungere un simile obiettivo era uno stato di guerra perenne.
Scopo essenziale della guerra è la distruzione, non necessariamente di vite umane, ma di quanto viene prodotto dal lavoro degli uomini. La guerra è un modo per mandare in frantumi, scaraventare nella stratosfera, affondare negli abissi, materiale che altrimenti potrebbero essere usati per rendere le masse troppo agiate e, a lungo andare, troppo intelligenti.”

L’unica soluzione? La proprietà popolare della moneta.

Informiamoci!

Articoli per approfondire:

http://www.losai.eu/?s=debito+pubblico

http://www.losai.eu/?s=auriti

 

 

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