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NAPOLITANO CI RICASCA: TERZA LETTERA ALLA MASSONERIA IN 8 MESI

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NAPOLITANO CI RICASCA: TERZA LETTERA ALLA MASSONERIA IN 8 MESI Lo Sai

-di Davide Consonni-

E’ quasi imbarazzante. Mi ritrovo a scrivere della stessa questione per la terza volta in meno di otto mesi. Napolitano c’è ricascato. Ha scritto la terza lettera al Gran Maestro del Grande Oriente d’ItaliaGustavo Raffi. Amore vero, nemmeno fossero due fidanzatini. La farò brevissima. IN QUESTO ARTICOLO documentai le prime due lettere che il Napolitano scrisse direttamente al Gran Maestro Raffi. Ora mi tocca documentare l’invio della terza lettera.

Qui di seguito riporto il testo della lettera che Raffi ha inviato a Napolitano in occasione dell’apertura dei lavori di loggia della Gran loggia di Rimini 2014:

Messaggio del Gran Maestro Gustavo Raffi al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A nome del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, in occasione della Gran Loggia 2014 riunita a Rimini, le esprimo, signor Presidente, profondo apprezzamento per il suo ruolo di rigoroso interprete e garante della Costituzione. E nel rivolgerle un rispettoso saluto le ribadisco la nostra lealtà di liberi muratori ai principi in essa contenuti, la nostra forte adesione ai valori laici di libertà, eguaglianza e solidarietà e il nostro impegno a contribuire al progresso di una società equa in un’ Europa che si possa riconoscere in valori condivisi che ispirino azioni miranti a ridurre ben altri spread che quelli tra Btp e Bund, spread che stanno crescendo a dismisura e che sono i differenziali
di cultura, di benessere, di accesso alla conoscenza. [FONTE]

Qui di seguito pubblico la scannerizzazione della risposta grata e devota del Napolitano:

sssss[FONTE] 


Questo di seguito è l’articolo pubblicato dal sito ufficiale del Grande Oriente d’Italia in merito alla terza letterina del Napolitano: http://www.grandeoriente.it/eventinewsgoi/2014/04/apprezzamento-del-presidente-napolitano-per-l-impegno-del-grande-oriente-a-promuovere-i-valori-della-costituzione.aspx

Per completezza e correttezza qui di seguito riporto l’articolo che pubblicai il 3 marzo 2014 in merito alle prime due lettere dei fidanzatini Raffi-Napolitano:

Fonte: Radiospada.org

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un’altra lettera di risposta al Gran Maestro Gustavo Raffi, la seconda lettera in meno di 6 mesi. Questa lettera, datata 28 febbraio 2014, contiene un cordiale e lusinghiero messaggio di saluto ai partecipanti all’inaugurazione del nuovo tempio massonico del Grande Oriente d’Italia a Roma, denominato “Casa Nathan” [Ernesto Nathan fu il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, ebreo nato a Londra, cosmopolita, repubblicano e mazziniano, massone dal 1887, laicissimo ed anticlericale, Ernesto Nathan fu sindaco di Roma. Ricoprì la carica di gran maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1896 al 1904 e dal 1917 al 1919]. Giorgio Napolitano, come si evince dalla lettera, fu invitato per l’inaugurazione del nuovo tempio di Roma, alla quale però ha dovuto cortesemente rinunciare per impegni istituzionali.

Qui di seguito il testo della lettera del 28 Febbraio 2014:

“Il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica

Roma, 28 febbraio 2014

Illustre avvocato,
il Presidente Napolitano la ringrazia per l’invito a presenziare alla inaugurazione del Centro polifunzionale del Grande Oriente d’Italia dedicato ad uno dei più grandi sindaci di Roma, Ernesto Nathan, ricordato nella storia cittadina come propugnatore di una amministrazione corretta e moderna, attenta alle esigenze di uno sviluppo pianificato della città e in particolare di una chiara laicità delle istituzioni pubbliche e scolastiche.

Sono spiacente di doverle comunicare che impegni istituzionali già da tempo previsti non consentono, purtroppo, al Capo dello Stato di presenziare alla cerimonia.

Il presidente della Repubblica, nell’auspicare che Casa Nathan possa inserirsi rapidamente nella grande tradizione dei centri culturali della nostra città, invia a lei ed a tutti i partecipanti un cordiale saluto, al quale unisco volentieri il mio personale. “ 

Ciò è quanto si legge nella lettera che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, tramite il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra,
[Fonte della lettera del 28 Febbraio 2014: http://www.grandeoriente.it/media/330576/Lettera-Marra-01-03-14.pdf
Fonte1 della lettera: http://www.grandeoriente.it/eventinewsgoi/2014/03/messaggio-del-presidente-napolitano-per-l-inaugurazione-di-casa-nathan.aspx ]

Immagine della lettera del 28 febbraio 2014:

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Sono passati meno di sei mesi dall’ultima lettera che Napolitano spedì al Gran Maestro Gustavo Raffi il 17 Settembre 2013.
Qui una parte del testo della lettera del settembre 2013: ““Il Presidente Napolitano esprime apprezzamento per i temi affrontati quest’anno, cultura e fratellanza, che testimoniano il costante e meritorio impegno del Grande Oriente d’Italia nel riaffermare quei principi di solidarietà e di contrasto ad ogni forma di integralismo che sono alla base di un’etica civile fondata sul dialogo e sul rispetto reciproco”
Napolitano si dice: “certo che dagli incontri previsti, che vedranno la partecipazione di autorevoli studiosi, potranno scaturire importanti contributi di analisi e riflessione”.
[Fonte della lettera: http://www.grandeoriente.it/media/305154/Messaggio-Napolitano-17-09-13.pdf;
Fonte1: http://www.grandeoriente.it/comunicati/2013/09/napolitano-riaffermare-principi-di-solidarieta-e-di-contrasto-a-ogni-forma-di-integralismo.aspx]
Immagine della lettera del 17 settembre 2013:

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Mi preme specificare che altri legami noti collegano il Presidente Napolitano alla storiografia massonica della Repubblica Italiana. 
Per fare cenno a questi legami riporto uno stralcio di un articolo pubblicato sul sito personale di Luigi Pruneti, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia in merito all’appartenenza massonica del padre del Presidente Napolitano.

L’articolo, di cui riporto solo uno stralcio,  certifica appunto l’appartenenza massonica del padre del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano citando le considerazioni dello storico italiano della massoneria più celebre ed accreditato: Aldo Mola. 
Qui di seguito la parte d’articolo che c’interessa: “ Il prof. Luigi  Pruneti, Gran maestro della Gran Loggia d’Italia, ne ha parlato con il prof. Aldo A. Mola, direttore del Centro per la storia della massoneria. Dal loro colloquio emerge quanto segue. “Il padre di Giorgio Napolitano, Giovanni, nato il 17 febbraio 1883, fu iniziato massone nella loggia “Giovanni Bovio” di Napoli  il 20 giugno 1911, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia (matricola 36.019). “Oltre che avvocato, Giovanni Napolitano (1883-1955) fu poeta di fama e saggista apprezzato, come ricorda Luigi Simonetti nel documentato articolo pubblicato in Cumignano e Gallo alle origini del Comune di Comiziano (Cimitile, ed. Tavolario). “La cosa non deve stupire affatto. Anche il padre di Giorgio Amendola, Giovanni, fu massone attivo e quotizzante, sia pure a fasi alterne: con maggiore assiduità nei momenti della persecuzione totalitaria. “Va aggiunto che nell’Appendice a Malaparte. Vite e leggende (ed. Marsilio, Premio Acqui Storia 2013) Maurizio Serra, Ambasciatore dell’Italia all’Unesco, Giorgio Napolitano ricorda i suoi incontri giovanili a Capri con Curzio Malaparte, “un comunista quasi dichiarato”. Subito dopo lo sbarco a Napoli (27 marzo 1944), Palmiro Togliatti “si precipitò a trovarlo”, attesta Napolitano. Pochi sanno che anche Kurt Suckert (“Malaparte”, appunto) fu iniziato alla Gran Loggia d’Italia dopo la vittoria del Listone fascista nelle elezioni del 6 aprile 1924 e pochi giorni prima dell’assassinio di Giacomo Matteotti. Venne iniziato il 28 maggio 1924 nella loggia “Nazionale”, direttamente all’obbedienza del gran maestro Raoul Palermi (speculare all’altrettanto famosa  “Propaganda massonica”). “La documentazione – concludono Pruneti e Mola – dimostra che tanta parte della storia d’Italia è fluita anche tra le colonne dei templi, ove tanti italiani di valore si sono formati ai principi della libertà e della  tolleranza”. [fine citazione]

Fonte dell’articolo qui sopra citato: qui: http://www.luigipruneti.it/1/fu_massone_il_padre_di_giorgio_napolitano_1457979.html

Fonte articolo: Radiospada.orghttp://radiospada.org/2014/03/giorgio-napolitano-scrive-lettere-al-gran-maestro-massone-del-grande-oriente-ditalia/

NAPOLITANO CI RICASCA: TERZA LETTERA ALLA MASSONERIA IN 8 MESI Lo Sai


La Biblioteca Apostolica Vaticana pubblica il trattato illuministico-massonico di Francesco Longano

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La Biblioteca Apostolica Vaticana pubblica il trattato illuministico-massonico di Francesco Longano Lo Sai

-di Davide Consonni-

[Fonte: RadioSpada.org]

Il prossimo numero di Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae (che sarà in commercio agli inizi di maggio) ospiterà l’edizione integrale dell’opera di Francesco Longano “Il Purgatorio ragionato”, curata da Francesco Lepore. Procediamo con ordine. La Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae è una pubblicazione ufficiale della Biblioteca Apostolica Vaticana, giunta alla 19° edizione, appartiene alla collana “Studi e Testi”. Chi è Francesco Longano? In cosa consiste la sua opera “Il purgatorio ragionato”? Chi è Francesco Lepore? Qui di seguito risponderò a queste semplici domande.

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Francesco Longano (5 febbr. 1728- 28 apr. 1796)[0] iniziò gli studi nel borgo natale, e li continuò nel seminario di Bojano e poi a Baranello, nel Molise, sotto la guida di Ottavio Zurlo. Ottavio, arciprete molisano, fu zio del Conte Giuseppe Zurlo, uno dei più eminenti massoni della storia molisana, il quale nel 1784 fu Maestro Scozzese dell’aristocratica loggia “La Vittoria” ; in epoca murattiana fu Primo Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente di Napoli (Gran Maestro Titolare, ma con carica ovviamente onorifica, era Murat in persona), Zurlo fu tra i fondatori della prima e praticamente rimasta unica “loggia illuminata” in Italia, creazione della massoneria più concreta e razionalista, ispirata ai criteri illuministici più ortodossi, lontana tanto dalle simbologie esoteriche e misteriose quanto dallo spirito festaiolo e godereccio che caratterizzava buona parte delle pratiche massoniche del tempo[1]. Torniamo a Longano Francesco, il quale sotto la guida di Ottavio Zurlo, trasferitosi a Campobasso, si avviò al sacerdozio, venne ordinato sacerdote nel 1751. Si trasferì a Napoli l’anno successivo, riprendendo gli studi di logica, geometria, diritto e teologia. Cominciò a seguire anche le lezioni di Antonio Genovesi, celebre abate illuminista di Napoli, del cui magistero e delle cui idee rimase sempre più affascinato. Rientrato in patria verso il 1754, insegnò per breve tempo filosofia nel seminario di Cerreto Sannita ma, scoraggiato dalla chiusura culturale di quell’ambiente, rientrò ben presto a Napoli. Dopo il 1760 conobbe una svolta importante, destinata a durature conseguenze sulla sua attività di pensatore e scrittore: segnalato da Domenico Forges Davanzati, ebbe l’incarico di sostituire temporaneamente l’illuminista Genovesi nelle lezioni dalla cattedra di commercio. (non sussistono prove dell’iniziazione massonica del Genovesi benché esista oggi una loggia massonica a lui intitolata:). Il Longano dal 1763 cominciò a tenere lezioni private e nel 1764 pubblicò un Piano d’un corpo di filosofia morale, sorta di progetto per una futura opera in più volumi, dedicato al Vescovo di Avellino Latilla. In quell’epoca iniziarono pure gli scontri del Longano con gli ambienti ecclesiastici, acuiti nel 1767 dalla pubblicazione del volume Dell’uomo naturale (Napoli).
In questo scritto, destinato ad attirargli ben presto numerosissime accuse di irreligiosità, il Longano riprendeva una parte dell’insegnamento genovesiano, portando a esiti più radicali alcune riflessioni del maestro Genovesi, soprattutto nella polemica anticlericale, accentuata nella seconda edizione con l’attacco contro gli ordini regolari. Il saggio, considerato tra i più significativi per la diffusione della nuova religione della natura che andava circolando anche nella cultura italiana, proponeva quale primo obiettivo quello di condurre l’uomo a una nuova saggezza, grazie alla riconciliazione con se stesso e con la natura. Il Longano si poggiava su una rilettura di Vico, Spinoza e del massone Montesquieu. Il Longano s’ispirò grandemente anche agli scritti dell’ultra massone Rousseau, da lui indicato come “martire dell’umanità”. Al centro della sua polemica si trovavano le istituzioni della società meridionale, per lui rappresentati, dai frati e dalla Chiesa. Giungiamo al dunque, estremamente rilevante. Il Francesco Longano fu iniziato alla massoneria napoletana. Il suo nome compare già in un elenco della loggia napoletana La “Parfaite Union” del 22 ott. 1768, nel 1770 compare in quello della loggia Harmonie, di rito inglese. Inoltre recenti studi proposti dal Grande Oriente d’Italia hanno dimostrato che il Francesco Longano compare con il grado di Maestro anche nella loggia partenopea “Vittoria” all’obbedienza della Gran Loggia Nazionale dei Regni delle Due Sicilie [2]. Quindi il Longano è certificato che appartenne a ben tre logge massoniche. In merito si può rammentare la stretta amicizia che legò il Longano a Isidoro Bianchi, amicizia documentata da diversi scambi epistolari. Il Bianchi oltre ad essere frate fu autore di diverse pubblicazioni massoniche di vario tipo, ad esempio cito “Dei misteri eleusini e dell’antico arcano” e “Dell’istituto dei veri liberi muratori”[3]. Torniamo nuovamente al Longano Francesco, sacerdote e massone illuminista. “Nella scia del magistero genovesiano annotò abbondantemente l’opera sulla scorta degli scritti di L.-S. Mercier e G.-T. Raynal, premettendovi un Discorso del notatore in cui interpretava l’economia politica e il commercio in generale come parte di un’evoluzione cosmica e umana. Si trattava già dell’accettazione di una cosmogonia diffusa nelle logge massoniche, che per il Longano serviva a studiare le “periodiche rivoluzioni” nella storia dell’uomo e i loro effetti nei costumi e nel commercio mondiale. Individuava nel nuovo regno di Ferdinando IV l’inizio di una benefica “rivoluzione dei costumi”; Con toni profetici e apocalittici ripercorreva quindi anche le periodiche rivoluzioni del commercio, utilizzando il mito massonico del sapere mosso da Oriente verso Occidente e reinterpretando la storia e la natura attraverso i grandi eventi catastrofici dell’antichità e dei suoi tempi”[4]. Passo ora a rispondere alla domanda “in cosa consiste l’opera del massone Longano “Il purgatorio ragionato”?  “ITrattato teologico politico sull’esistenza del purgatorio, commissionatogli da un libraio viennese e di cui probabilmente non fu terminata la stampa, fu immediatamente sequestrato, iniziò comunque a circolare e a suscitare reazioni opposte e critiche feroci. Fu attaccato in particolare da Gian Francesco Conforti, celebre sacerdote e revisore dei libri esteri, e da numerosi altri intellettuali della penisola. I contenuti dell’opera sono noti soprattutto attraverso una confutazione pubblicata con il titolo di Lettere critiche contro l’autore di un certo purgatorio politico, attribuita a Francesc’Antonio Zaccaria (Siena 1779)” [5].  Secondo Zaccaria, il Longano aveva avanzato riserve sull’efficacia delle preghiere e dei suffragi, sostenendo che tali dubbi potevano essere superati solo considerando in modo nuovo il rapporto tra viventi e defunti, in quanto tutti partecipi di una medesima comunità umana. Si trattava quindi di un contratto sociale “interminabile”, esteso sino al purgatorio, che diveniva a questo punto la metafora di un purgatorio politico quale luogo per la realizzazione di una maggiore giustizia sociale e correzione delle disuguaglianze e delle ingiustizie terrene. Significativo è il collegamento con la visione rousseauiana e contrattualista che il Longano pone alla base delle tesi contenute nel Trattato teologico politico sull’esistenza del purgatorio. Nel suo racconto sull’origine della religione, il Longano risaliva fino alla religione di Noè e a un antichissimo stato di natura, riportando il cattolicesimo a una dimensione storica, definendolo solo come culto proprio dei cittadini degli Stati che lo avevano accettato. Le sue fonti, risalenti al corpo ermetico (Ermete, Sanconiatone, Mosè) e al neoplatonico e cabbalista Marsilio Ficino (ispiratore di Pico della Mirandola), gli servivano per proporre un paragone fra creazione ermetica e creazione mosaica. Mosè, in particolare, non era visto come personaggio ispirato da Dio ma come profano, narratore e storico, testimone della natura informativa e documentaria del racconto biblico ormai spogliato di autorità rivelatrice. Giungiamo all’ultima, massonica ed utopistica, opera del Longano: “Il Viaggio per lo contado di Molise”. Pubblicato una prima volta nel 1788. Il Longano immaginava nel Sannio un luogo chiamato Filopoli, un’utopica società perfetta e democratica in cui Montesquieu stesso, scriveva, avrebbe voluto soggiornare e scrivere. Era il luogo in cui veniva armonizzato il rapporto tra città e contado, e Longano vi rivelava ancor più la sua militanza massonica (quella più recente, risalente forse al 1786 e alla fondazione a Napoli della loggia degli Illuminati a opera di Friedrich Münter) ed esaltava il mito del popolo sannita, attaccato alla patria e amante della libertà. La costituzione stessa di Filopoli prevedeva l’uguaglianza perfetta dei beni, dei diritti e dei doveri, di fronte a una religione civile senza Chiesa e senza poteri, conservata da sacerdoti scelti fra i più illuminati e benevoli padri di famiglia. Filosofia massonica pura. Ad onor dell’operatività filosofica massonica del Longone egli compare citato in numerosissimi testi dedicati alla massoneria settecentesca napoletana, vedi nota [0]. 

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Dopo aver brevemente risposto ai quesiti, inizialmente posti, in merito alla figura del “sacerdote” massone Longano e in merito ai contenuti della sua massonica opera “Il purgatorio ragionato”, giungo ora a contestualizzare la pubblicazione della stessa da parte della Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae. Qui arriviamo all’incredibile. Una domanda è d’obbligo. Come si può sapere in anteprima che la Biblioteca Apostolica Vaticana sta per pubblicare uno studio sul Longone e la sua blasfema opera? La risposta a questa domanda è assurda, seppur vera, reale e purtroppo incontrovertibile. Niente di meno che il solo sito ufficiale del Grande Oriente d’Italia ha dato l’annuncio della pubblicazione in anteprima! [6] Non il sito ufficiale della Biblioteca Apostolica Vaticana, non il sito ufficiale del Vaticano, ma bensì il sito web ufficiale della più grande ed operosa obbedienza massonica italiana, il Grande oriente d’Italia. Come può sapere il Grande Oriente d’Italia, in anteprima, quale sarà la pubblicazione di maggio della Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae? La risposta è semplicissima e la fornisce direttamente il Grande Oriente d’Italia nell’articolo riportato nella nota [6]. Visto e considerato che lo studio, curato da Francesco Lepore (tra poco introdurrò meglio questo giornalista e studioso), riguarda il massone Longano, il Lepore appunto, per ottenere le coordinate massoniche del Longano, ha dovuto per forza di cose richiedere il permesso al Grande Oriente d’Italia per accedere a ben due biblioteche del Grande Oriente d’Italia: la biblioteca di Villa Medici del Vascello e la Biblioteca del Grande Oriente d’Italia. Infatti è proprio nell’anteprima lanciata dal sito del Grande Oriente d’Italia che si dice che “Nella sua ricerca lo studioso [Lepore] ha potuto consultare volumi conservati presso la Biblioteca di Villa Medici del Vascello. Utile, inoltre, è stata la segnalazione ricevuta dal responsabile del Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia, che ha consentito a Lepore di provare l’affiliazione di Longano (di cui era già conosciuta quella a La Parfaite Union e a l’Harmonie) alla loggia partenopea Vittoria all’Obbedienza della Gran Loggia Nazionale de’ Regni delle due Sicilie (Per ulteriori approfondimenti cfr. B. Fioravanti, “Nuovi documenti sulla Gran Loggia Nazionale di Napoli”, Hiram, 3, 2011, pp. 75-82)”. Mi pare quindi che il Lepore non avrebbe potuto svolgere la parte fondamentale del suo studio (che ribadisco verrà pubblicato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana) senza il “disinteressato” aiuto del Grande Oriente d’Italia, il quale s’è gentilmente offerto di cedergli riferimenti bibliografici e documenti unici, segreti e gelosamente custoditi nelle biblioteche massoniche dell’obbedienza del GOI. Vorrei inoltre sottolineare e precisare che la pubblicazione del Fioravanti sulla rivista ufficiale del GOI “Hiram” n°3 del 2011, non si situa, come afferma il lancio del sito del Goi, da pagina 75 a pagina 82, ma da pagina 51 a pagina 73 [7].  Il sito ufficiale del Grande Oriente d’Italia dice, lanciando l’anteprima assoluta della pubblicazione dello studio di Lepore sull’opera eretica e blasfema del sacerdote massone, che il titolo dello studio di Lepore sarà “F. Lepore (a cura di), Il Purgatorio ragionato di Francesco Longano (1729-1796). Storia ed edizione d’un trattato illuministico-massonico sulla purificazione ultraterrena (Vat. lat. 15366). In «Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae», in press.”.

Grande-Oriente-Italia

Ora passo a rispondere all’ultimo quesito che mi son posto nell’apertura di questo articolo. Chi è Francesco Lepore, autore dello studio “Il Purgatorio ragionato di Francesco Longano (1729-1796). Storia ed edizione d’un trattato illuministico-massonico sulla purificazione ultraterrena”? Tenterò di rispondere, ovviamente parzialmente, attraverso l’ausilio dei pochi dati a mia disposizione. Francesco Lepore è laureato in lettere antiche ed ha conseguito la licenza in teologia dogmatica. Ha pubblicato  volumi e studi monografici d’argomento storico-teologico, ha anche curato qualche edizione critica di testi omiletici altomedievali [8].  Francesco Lepore è anche giornalista e collaboratore dell’Huffington Post per il quale cura il blog Gaia Vox; curiosa la scelta di Lepore di pubblicare gli articoli del blog sia in latino che in italiano. Il blog Gaia Vox dell’Huffington Post tratta il tema dei diritti omosessuali. Cito direttamente dal blog: “Ho chiamato questo blog Gaia Vox, perché vi tratterò di cultura e diritti degli omosessuali. Nel redigere i brevi post utilizzerò, per lo più, uno stile piano nonché uno scorrevole linguaggio di tipo colloquiale. Non mancherò, inoltre, di fare battute, perché la mia voce sia davvero gaia e possa benché di poca importanza, promuovere la causa degli omosessuali, che, per l’appunto, sono correntemente chiamati gay. Ma perché mai scrivere post in latino? Sono del parere che il latino debba senza dubbio ritenersi lingua universale, perché, nello specifico, non appartiene ad alcuna nazione. L’utilizzo mi sembra perciò quanto mai adatto a tutelare i diritti umani: diritti, questi, – e giova ripeterlo in ogni modo – che sono generali e si riferiscono dunque a tutti gli uomini, non escluse le persone LGBT (secondo il comunissimo acronimo inglese). Che dire poi dell’Italia, dove a tutt’oggi il Parlamento non è stato nemmeno in grado d’approvare una legge che contrasti efficacemente l’omofobia e la transfobia? Ma di ciò basti quanto detto fin qui. La prossima volta tratterò un nuovo argomento”[9]. Dall’introduzione che il Lepore propone del suo blog Gaia Vox pare chiarissima la sua posizione in merito alla questione omosessuale. Sorvoliamo. Ciò su cui invece non intendo sorvolare è un articolo pubblicato da Francesco Lepore in merito, ovviamente, alla questione del prete massone Pascal Vesin [10] . Tale questione va brevemente rammentata in quanto semisconosciuta ai più: Pascal Vesin, prete cattolico francese, iniziato all’obbedienza massonica del Grande Oriente di Francia (obbedienza irregolare e apertamente ultra anticlericale) nel 2001.  La notizia era stata inizialmente smentita dal sacerdote come “volgare calunnia”. Ma un volantino della loggia d’appartenenza, in cui si annunciava una conferenza tenuta dal “fratello” Vesin, ha fatto esplodere il caso nel 2011.  Per tali questioni il Vesin venne scomunicato dal suo magistero, rimosso direttamente dalla Santa Sede – mediante la Congregazione per la Dottrina della Fede su sollecitazione del proprio Vescovo, Mons. Yves Boivineau, della Diocesi di Annency – per il suo reiterato rifiuto di abbandonare la Massoneria. Don Vesin, ordinato sacerdote nel 1996,  fu iniziato in una loggia del Grande Oriente di Francia, nel 2001, proprio l’anno in cui è venuto alla diocesi il vescovo Mons Boivineau. Giovedì 23 maggio 2013, i due hanno tenuto una riunione durante la quale è stato informato della pena, che è stata resa pubblica il Venerdì 24 maggio 2013 in una dichiarazione: scomunica temporanea, con cui è vietato a don Vesin ricevere i sacramenti e la sospensione di tutte le funzioni sacerdotali. Ripetute le richieste a don Vesin di lasciare la Massoneria, ma tutte inutili[11]. In Italia, circa tale questione, furono pubblicata una manciata di articoli e come già anticipato uno fu proprio ad opera del Francesco Lepore, nel quale narra il proseguo della vicenda che vede protagonista il Vesin, che dopo la scomunica decise di intraprendere una marcia su Roma (dalla Francia), durata 39 giorni, per farsi ricevere dal Bergoglio. Il latinista Lepore, battagliero difensore dei diritti LGTB, nel suo articolo sulla questione scrive «non solo non ha fatto [Vesin] marcia indietro ma ha assunto apertamente posizioni invise alla gerarchia cattolica, sostenendo, a esempio, la liceità dei matrimoni omosessuali. Poi la decisione della “marcia su Roma”. Don Vesin è partito domenica 14 luglio (anniversario dell’inizio della Rivoluzione Francese) alla volta della città eterna, per sottoporre il suo caso a Papa Francesco. Il 1° agosto, da Pontremoli, ha inviato a Bergoglio una lettera, inoltrandola, però, “attraverso alcuni cardinali” – come egli stesso ha dichiarato -, per avere maggiori possibilità che giunga nelle mani del pontefice. Nella missiva l’ex curato ha illustrato il suo caso e, soprattutto, i motivi della sua presa di posizione. Perché per il sacerdote essere cattolico e massone non è affatto incompatibile, anzi è un segno d’arricchimento e crescita. Ed è questo quello che vuole ottenere dal suo pellegrinaggio al di là del Tevere: essere, cioè, sollevato da una “scomunica ingiusta” – come egli l’ha definita, riprendere l’esercizio del ministero e vivere liberamente la propria appartenenza al’organizzazione liberomuratoria. “Io sento – così don Vesin – che la mia marcia è nella dinamica di ciò che il nuovo pontefice annuncia e sembra cominci a fare. Spero di averne una verifica nei fatti”. Ha quindi aggiunto: “Mi auguro d’essere ricevuto da Papa Francesco o da uno dei suoi segretari»[12]. Evitando di commentare l’assurda vicenda del Vesin, prete cattolico, massone ed omosessualista che avrebbe voluto la grazia pontificia, vorrei però fare una brevissima e particolare riflessione sulla inusuale passione che il Lepore ha dimostrato d’avere per i sacerdoti massoni. Immagino che, avendo pubblicato tale articolo nell’agosto 2013, fosse già al lavoro nella stesura del suo studio in merito all’altro prete massone, il Francesco Longano. Mi vien da chiedermi perché mai un cultore di lettere antiche, filologo e teologo, finisca per essere cantore e difensore dei diritti LGTB e delle gesta di preti massoni scomunicati? A questa domanda non so proprio rispondere senza proporre insinuazioni che non posso dimostrare e che potrebbero essere stigmatizzabili penalmente. Evito.

 

Il massone Vesin giunto a San Pietro dopo 39 giorni di marcia
Il massone Vesin giunto a San Pietro dopo 39 giorni di marcia

 

Mi si conceda però, tornando alla questione centrale di quest’articolo, di rimanere sbigottito ed incredulo nel constatare, attraverso un articolo del sito web ufficiale del Grande Oriente d’Italia, che la Biblioteca Apostolica Vaticana si lanci nella pubblicazione del testo eretico e blasfemo del prete massone filosofo illuminista e utopista Francesco Longano. Tutto ciò di Apostolico non ha nulla. Considerando poi il fatto che tale pubblicazione è curata dal Lepore, meritorio latinista, giornalista e filologo medievalista, evidentemente appassionato di storie trash di preti massoni e fiero battagliero diritto umanista progay.

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Optima Stampa Cattolica: http://www.edizioniradiospada.com/

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NOTE:
[0]i riferimenti biografici sul Longano sono tratti da: http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-longano_(Dizionario-Biografico)/; Vedi anche: http://www.delpt.unina.it/stof/5_luglio_dicembre_2000/ART3.PDF;
Bibliografia di riferimento: F. Giampaolo, Di F. L. e d’un suo autografo inedito, in Poliorama pittoresco, IV (1840), 35, 11 aprile, pp. 282 ss.; P. Albino, Biografie e ritratti degli uomini illustri della provincia del Molise, II, Campobasso 1865, pp. 87-101; R. Trifone, Feudi e demani. Eversione della feudalità nelle provincie napoletane. Dottrina, storia, legislazione e giurisprudenza, Milano 1909, pp. 104 ss.; F. Zerella,Lineamenti filosofici di F. L., in Logos, I (1942), pp. 75 ss.; F. Venturi, Nota introduttiva, in Illuministi Italiani, V, Riformatori napoletani, Milano-Napoli 1962, pp. 333-346 (il volume contiene l’autobiografia del L.); G. Arena, Introduzione allo studio di F. L., Napoli 1970; Id., La rivolta di un abate, F. L., Napoli 1971; R. Lalli,Introduzione, a F. Longano, Viaggio per lo contado di Molise, Isernia s.d., pp. 5-44; E. Stolper, La massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, in Rivista massonica, LXVI (1975), p. 420; A. De Francesco, Introduzione, a F. Longano,Viaggio per lo contado di Molise 1796, Bari 1983, pp. 7-12; G. Galasso, La filosofia in soccorso de’ governi. La cultura napoletana del Settecento, Napoli 1989; G.A. Arena, La cultura molisana nell’età dell’illuminismo, Napoli 1990; R. Ajello, L’estasi della ragione, dall’illuminismo all’idealismo, in Id., Formalismo medievale e moderno, Napoli 1990, pp. 50-52; E. Chiosi, L’evangelo della ragione. Il pensiero religioso di F. L., in Riv. stor. italiana, CIV (1992), 1, pp. 153-182; E. Chiosi, Lo spirito del secolo. Politica e religione a Napoli nell’età dell’illuminismo, Napoli 1992; G. Giarrizzo, Massoneria e illuminismo nell’Europa del Settecento, Venezia 1994, pp. 177, 405, 463; V. Ferrone, I profeti dell’Illuminismo. Le metamorfosi della ragione nel tardo Settecento italiano, Roma-Bari 2000, ad ind.; S. Borgna, F. L., in Riv. di storia finanziaria, III (2000), pp. 23-47;
[1] Circa il massone Conte Ottavio Zurlo vedi: “Cenni sulla tradizione massonica molisiana”, pubblicazione ad opera della Loggia Akhenaton, sul sito akhenaton.org: http://www.akhenaton.org/DOCUMENTI/massoneria%20molisana.doc;
Vedi inoltre: http://www.iststudiatell.org/rsc/art_7n/studi_su_giuseppe_zurlo.htm;
[2] Per l’affiliazione massonica del Longano vedi Hiram, n°3, 2011, pp. 51-73; p. 65: http://www.grandeoriente.it/images/Goi/Riviste/hiram/2011/03-2011.pdf;
Vedi “La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli”, di ED STOLPER, p.3: http://www.montesion.it/_Documenti/_Storia/_Pdf/MassoneriaSettecentescaNapoli_1776_1784.pdf
vedi inoltre: http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-longano_(Dizionario-Biografico)/;
[3] Vedi: http://www.treccani.it/enciclopedia/isidoro-bianchi_(Dizionario-Biografico)/;
[4]Cfr.: http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-longano_(Dizionario-Biografico)/;
[5]Cfr.: http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-longano_(Dizionario-Biografico)/;
[6] L’unico articolo apparso nell’intero web in merito a tale pubblicazione è il seguente http://www.grandeoriente.it/culturaedintorni/2014/04/la-biblioteca-apostolica-vaticana-pubblica-il-trattato-illuministico-massonico-di-francesco-longano.aspx; Qui la scheda: http://www.grandeoriente.it/media/339628/Scheda-RM-11-04-14.pdf; L’articolo è poi stato ripreso dal blog della Loggia Heredom 1224 di Cagliari: http://loggiaheredom1224.blogspot.it/2014/04/la-biblioteca-apostolica-vaticana.html;
[7] Per verificare: http://www.grandeoriente.it/images/Goi/Riviste/hiram/2011/03-2011.pdf
[8]Qui di seguito una breve biografia di Lepore: http://www.huffingtonpost.it/francesco-lepore/;
[9]Cfr.: http://www.huffingtonpost.it/francesco-lepore/gaia-vox-videlicetgaia-vox-ossia_b_4574643.html;
[10] Articolo del Lepore sul Vesin: http://www.huffingtonpost.it/2013/08/21/pascal-vesin-prete-massone-arriva-a-roma-dopo-39-giorni-di-cammino_n_3790776.html;
[11]Articolo di LeMonde in merito al caso Vesin: http://www.lemonde.fr/societe/article/2013/05/25/un-pretre-demis-de-ses-fonctions-en-raison-de-son-appartenance-a-la-franc-maconnerie_3417282_3224.html;
Articolo di CorrispondenzaRomana: http://www.corrispondenzaromana.it/scomunica-temporanea-per-un-sacerdote-dichiaratamente-massone/;
Articolo di Luca Bagatin sul blog Cannocchiale, il Bagatin non fa mistero d’esser massone lui stesso: http://lucabagatin.ilcannocchiale.it/post/2790349.html;
Qui la scomunica dal magistero: http://www.diocese-annecy.fr/rubriques/haut/actualites/communique/newsitem_view;
Qui la pagina facebook apologetica dedicata all’ex prete massone Vesin: https://www.facebook.com/pages/Groupe-de-soutien-au-P%C3%A8re-Pascal-Vesin/581026461929197;
[12]Articolo di Lepore sul caso Vesin e la sua marcia massonica su Roma: http://www.huffingtonpost.it/2013/08/21/pascal-vesin-prete-massone-arriva-a-roma-dopo-39-giorni-di-cammino_n_3790776.html;

La Biblioteca Apostolica Vaticana pubblica il trattato illuministico-massonico di Francesco Longano Lo Sai

La mano nascosta che ha fatto storia (Hidden Hand)

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La mano nascosta che ha fatto storia (Hidden Hand) Lo Sai

di The Vigilant Citizen
Traduzione a cura di Anticorpi.info
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I dipinti e le immagini dei grandi uomini dei secoli passati rivelano un elemento che li accomuna. Può essere solo un caso il fatto che molti di essi nascondessero una mano mentre posavano per i dipinti che li ritraevano? Improbabile. In questo post esamineremo l’origine massonica della “mano nascosta” (hidden hand) e i potenti personggi che si fecero ritrarre nell’atto di compiere tale segno. Ricordo quando la mia insegnante di storia cercava di spiegarci come mai Napoleone fosse spesso raffigurato con una mano sotto la camicia. Le motivazioni ufficiali sono elencate nelle seguenti righe: “Sono state avanzate teorie per spiegare come mai Napoleone sia tradizionalmente raffigurato con la mano nel panciotto. Alcune di esse sono: un’ulcera allo stomaco, la carica l’orologio, una malattia pruriginosa della pelle, nella sua epoca era ritenuto scortese tenere le mani in tasca, il cancro al seno, una mano deforme, una bustina profumata nel panciotto, ai pittori non piace dipingere le mani.”
Tom Holmberg

A meno che tutti i personaggi citati in questo articolo avessero una ulcera gastrica o una mano deformata, al gesto di nascondere la mano si deve semplicemente attribuire un significato specifico. Che in effetti c’è. La maggior parte delle persone che usano questo segno sono membri della massoneria. Considerando la grande importanza di questo gesto nei rituali massonici e il fatto che tutte le elite facessero parte della massoneria o comunque sapessero cosa fosse, è semplicemente impossibile che la continua riproposizione di questo gesto sia semplicemente il risultato di una coincidenza.

La “mano nascosta” è infatti un simbolo ricorrente nei rituali del grado massonico “Royal Arch”, ed i leader mondiali che ne fanno uso se ne servono per comunicare agli altri iniziati dell’ordine: “Questo è ciò a cui appartengo, ciò in cui credo e per il quale sto lavorando.”

IL GRADO ROYAL ARCH

Il grado Royal Arch (13° grado del Rito Scozzese o 7° del Rito di York) è noto anche come Mason of the Secret. Raggiunto questo grado, si dice che gli iniziati ricevano le grandi verità massoniche.

“Fino al Royal Arch gli iniziati sono familiarmente denominati confratelli, e mantenuti in uno stato di profonda ignoranza. Dal Royal Arch in poi i membri sono denominati compagni, e hanno diritto a una spiegazione esauriente riguardante i misteri dell’ordine. Tale differenziazione concorda con la nota abitudine di Pitagora di rubricare i propri allievi praticamente alla stessa maniera. Dopo una sospensione condizionale di cinque anni, gli allievi erano ammessi alla presenza del precettore, il quale si rivolgeva a loro come “compagni” ai quali era consentito conversare con lui liberamente. Prima di tale termine il maestro impartiva i suoi insegnamenti da dietro uno schermo.”
John Fellows, Inchiesta sulle Origini, la Storia, e il Tenore della Massoneria

“Accedendo al Royal Arch si apprendono nuove meravigliose conoscenze che non potrebbero mai essere eguagliate da qualsiasi istituzione umana.”
George Oliver, Lezioni sulla Massoneria

È a questo punto che l’iniziato impara il sacro nome di Dio. “Un grado più augusto, sublime e importante di tutti quelli che lo hanno preceduto, che è, infatti, il culmine e la perfezione della antica Massoneria. Esso lascia nella nostra mente la convinzione della esistenza di un Dio senza inizio e senza fine – la grande e incomprensibile Alfa e Omega – e ci ricorda la riverenza che dobbiamo al suo Santo nome. ”
George Oliver, Monumenti Storici. Tale Santo nome è Jahbulon, una combinazione di parole che significano “dio” in siriaco, caldeo ed egiziano. “JEHOVAH. Tra le differenti versioni di questo nome sacro in uso tra le diverse nazioni della terra, tre in particolare meritano l’attenzione dei massoni di grado Royal Arch:
1. JAH, riscontrabile nel Salmo 68, v. 4.
2. BAAL o BEL. Questa parola indica un signore, padrone o possessore, ed è stata applicata da molte nazioni d’oriente per indicare il Signore di tutte le cose, il Maestro del mondo.
3. ON. Questo era il nome con cui JEHOVAH veniva venerato tra gli egiziani “.
Malcolm C. Duncan, Rituali Massonici

mano nascosta, massoneria

Il rito di iniziazione a tale grado rievoca il ritorno a Gerusalemme dei tre più eccellenti massoni, dopo la prigionia in Babilonia. Evitando di esaminare l’intera cerimonia e il relativo simbolismo, ad un certo punto del rito viene chiesto all’iniziato di imparare una password segreta e un segnale della mano che simboleggi il passaggio di un “velo” (di conoscenza – n.d.t.). L’immagine a destra mostra il segno che simboleggia il passaggio al Secondo Velo, come documentato nel libro Rituali Massonici di Duncan.

“Il Maestro del Secondo Velo: devi essere tre eccellenti maestri, poiché più in là non puoi arrivare senza la mia parola, segno, ed esortazione. Le mie parole sono Sem, Japhet, e Adoniram; il mio segno è questo: (portando la mano al petto), esso imita ciò che Dio diede a Mosè, quando Egli gli ordinò di spingere la mano in seno e poi, estraendola, la mano divenne bianca e lebbrosa come la neve. La mia parola di esortazione è la spiegazione di questo segno, e si trova negli scritti di Mosè, Quarto capitolo dell’Esodo:
‘E il Signore disse a Mosè: Poni ora la tua mano in grembo. E lui mise la mano in seno, e quando la tirò fuori, ecco che la sua mano era lebbrosa come la neve.’
Malcolm C. Duncan, Rituali Massonici

Come detto, questo gesto della mano è ispirato dal verso 4:6 dell’Esodo. In questo passaggio biblico il cuore (“petto”) rappresenta ciò che siamo in base alle nostre azioni. Si può pertanto interpretarlo come: sei ciò che fai. Il significato simbolico di questo gesto potrebbe spiegare il motivo per cui è così largamente utilizzato dai più celebri massoni. La mano nascosta consente agli altri iniziati di sapere che la persona raffigurata fa parte della fratellanza segreta, e che le sue azioni sono ispirate alla filosofia massonica. La mano che esegue le azioni è celata dietro il bavero, il che simbolicamente si riferisce alla natura occulta delle azioni massoniche.

Ecco alcuni uomini celebri che utilizzarono il segno della mano nascosta.

mano nascosta, napoleone

NAPOLEONE BONAPARTE

Napoleone (1769-1821) fu un leader militare e politico francese, dalle cui azioni scaturì la politica europea nel 19° secolo. Fu iniziato presso la loggia dell’Army Philadelphe nel 1798. I suoi fratelli, Giuseppe, Luciano, Luigi e Girolamo, erano massoni. Cinque dei sei membri del suo Gran Consiglio dell’Impero erano massoni, come lo erano sei dei nove funzionari imperiali e 22 dei 30 Marescialli di Francia.
Lo studioso di cultura massonica J.E.S. Tuckett affronta così la questione:

“E’ strano come le prove riguardanti la appartenenza di Napoleone alla fratellanza massonica non sia mai stato esaminato nel dettaglio, poiché la questione è sicuramente di estremo interesse e – alla luce della parte notevole che questo straordinario uomo ebbe negli affari del continente europeo.”

Nel suo saggio su Napoleone e la Massoneria, Tuckett scrive:

“Ci sono prove inconfutabili secondo cui Napoleone conosceva la natura, la finalità e l’organizzazione della Massoneria; nozioni che egli approvava e praticava per promuovere i propri scopi”
J.E.S. Tuckett, Napoleone e la Massoneria (fonte)

Si dice anche che Napoleone facesse ricorso a poteri occulti. Quando nel 1813 fu sconfitto a Leipzip, un ufficiale prussiano scoprì una “stanza dei segreti” appartenente al condottiero corso, nella quale era custodito il libro del Destino e degli Oracoli. In principio questo libro fu scoperto in una delle tombe reali di Egitto nel corso di una spedizione militare francese del 1801.
L’imperatore commissionò la traduzione del manoscritto ad un noto studioso e antiquario tedesco. Da quel momento in poi, l’Oraculum è diventato uno dei beni più preziosi di Napoleone. Lo consultava in molte occasioni e si dice che abbia “costituito uno stimolo per le sue imprese speculative di maggior successo.”

mano nascosta, marx
KARL MARX

Karl Marx è oggi noto per essere il fondatore del comunismo moderno. Benché alcuni massoni neghino questa possibilità, sembra che sia stato un massone di 32 grado della loggia del Grande Oriente.

Marx si è fatto portavoce del movimento ateo e socialista d’Europa. Sosteneva il principio secondo cui la fase successiva alla sostituzione delle monarchie con le repubbliche socialiste, dovesse essere la conversione delle stesse in repubbliche comuniste.

 

mano nascosta,washington

GEORGE WASHINGTON

George Washington fu uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti, ed è considerato il “più importante massone americano.” Charles Willson ha scovato questo dipinto di un Washington all’età di 52 anni.

Notate la posizione dei piedi: essi formano una piazza oblunga. La posizione dei piedi è di fondamentale importanza nel simbolismo massonico.

WOLFGANG AMADEUS MOZART
mano nascosta, mozart

Mozart è considerato uno dei più prolifici e influenti compositori di sempre. Egli era massone, iniziato nella loggia austriaca Zur Zur Wohltätigkeit il 14 Dicembre 1784. Molte opere di Mozart contengono importanti elementi massonici. Prima di ogni altra l’opera Il Flauto Magico, del tutto basata su principi massonici.

“La musica dei Massoni conteneva frasi musicali e forme con specifici significati semiotici. Ad esempio, la cerimonia di iniziazione massonica prende avvio con il candidato che bussa tre volte alla porta per chiedere l’ammissione. Ciò è espresso musicalmente come una figura tratteggiata. Ad esempio, il

flauto magico, mozart

Questo dato appare ne Il Flauto Magico in ouverture, suggerendo l’apertura della iniziazione massonica “.
Katherine Thompson, L’Impronta Massonica in Mozart

La progressione musicale Il Flauto Magico si basa sul Rapporto Aureo (1,6180 …), la proporzione di tutto ciò che è di origine divina, secondo le scuole misteriche.

Di seguito, alcune composizioni create da Mozart per le logge massoniche:

Lied (canzone) “Gesellenreise, da utilizzare durante l’assunzione di nuovi operai.”
Cantata per tenore e coro maschile Die Maurerfreude (“The Mason’s Joy”).
La funerea musica massonica (Maurerische Trauermusik).
Due canzoni per celebrare l’apertura del “Zur Hoffnung Neugekrönten”
Cantata per tenore e pianoforte, Die ihr die Weltalls Schöpfer ehrt unermesslichen
La piccola cantata massonica (Kleine Freimaurer-Kantate).

mano nscosta, de lafayetteIL MARCHESE DE LAFAYETTE

De Lafayette fu un massone del 33 grado. Secondo quanto scritto da Willam Denslow nell’opera 10.000 Massoni Famosi, Lafayette era un ufficiale francese che fu un generale nella guerra di indipendenza americana e uno dei leader della Guardia Nazionale francese durante la sanguinosa rivoluzione.

Lafayette è stato anche nominato Gran Commendatore onorario del Supremo Consiglio di New York. Più di 75 organismi massonici negli Stati Uniti portano il suo nome.

SALOMON ROTSCHILD
mano nascosta, rotschild

Salomon Rothschild è stato il fondatore del ramo viennese della potente famiglia Mayer Amschel Rothschild. La famiglia più potente del mondo ha fortemente influenzato le politiche di Germania, Francia, Italia e Austria. I Rothschild sono i principali attori della creazione del sionismo e dello Stato di Israele.

Il potere dei Rothschild è andato ben oltre i confini della loggia massonica. Si dice facciano parte delle 13 linee di sangue degli “Illuminati.” L’analisi della recente costruzione della Corte suprema di Israele (vedi foto sotto) – finanziata dai Rotschild – conferma l’abbraccio del simbolismo massonico da parte di questa potente famiglia.

corte suprema, israele
SIMON BOLIVAR
mano nascosta, bolivar

Conosciuto come “El Libertador” (il Liberatore), Bolivar è considerato il George Washington del Sud America. E’ entrato in massoneria presso Cadice, in Spagna, per poi essere iniziato al Rito Scozzese a Parigi ed essere nominato cavaliere in una commenda dei Cavalieri templari in Francia nel 1807. Bolivar ha fondato e servito come comandante la loggia Protectora de las Vertudes No.1 in Venezuela. Il paese della Bolivia porta il suo nome. Bolivar fu anche presidente della Colombia, del Perù e della Bolivia nel 1820. Egli apparteneva alla loggia Ordine e Libertà No. 2, in Perù.

Notate nell’immagine la posizione dei suoi piedi e lo schema a scacchiera del pavimento, anch’esso massonico.

mano nascosta, lenin
JOSEPH STALIN

Il regno del terrore di Stalin in Unione Sovietica provocò la morte di milioni di suoi connazionali. Spesso nelle foto si fece ritrarre facendo il gesto della mano nascosta. Non esistono documenti ufficiali che dimostrino la iniziazione di Stalin alla Massoneria.

Naturalmente, i dittatori come Stalin riuscivano a controllare tutte le informazioni riguardanti se stessi ed i loro affari, rendendo difficile provare nulla in un modo o l’altro. Il gesto della mano nascosta, però, fornisce un indizio per sospettare la sua possibile appartenenza ad una fratellanza occulta.

ALTRI  PERSONAGGI 

mano nascosta, pierce



Franklin Pierce

 

mano nascosta, poor

Henry Varnum Poor (Standard & Poor’s)

PERSONAGGI ITALIANI

mano nascosta, cavourmano nascosta, mazzini



  
Camillo Benso di Cavour  
Giuseppe Mazzini 

N.B. è gradita la segnalazione di ulteriori foto di personaggi celebri nell’atto di compiere il segno della mano nascosta.
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CONCLUSIONE
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Come si è visto, i leader con la “mano nascosta” hanno avuto una grande influenza sulla storia del mondo ed è stato confermato che molti fossero massoni. Questo gesto è un ovvio dettaglio ancora largamente trascurato, che allude all’abbraccio della filosofia occulta da parte del leader. Una volta compreso questo fatto e riconosciuta l’immensa influenza che questi leader hanno avuto sul corso della storia, possiamo cominciare a comprendere la forza nascosta che attualmente guida l’attuale mondo internazionale. I membri di queste confraternite avranno anche mantenuto opinioni diverse e aderito a fazioni differenti (il comunismo contro il capitalismo), ma la filosofia di fondo, le convinzioni e gli obiettivi finali furono sempre le stesse: l’avvento di una “Età della Ragione e dell’illuminismo”. Naturalmente, ogni ricercatore serio è già a conoscenza del ruolo della massoneria nel dispiegarsi della storia mondiale.

Il segno della mano nascosta usato da tanti personaggi storici è semplicemente l’espressione di questa realtà poco conosciuta. Come affermò Confucio: “Il mondo è governato da segni e simboli, non da leggi e frasi.”

Articolo in lingua inglese pubblicato sul sito The Vigilant Citizen
Link diretto all’articolo:
http://vigilantcitizen.com/?p=2536

Fonte e traduzione a cura di Anticorpi.info

La mano nascosta che ha fatto storia (Hidden Hand) Lo Sai

Prima guerra mondiale. Gli italiani non volevano entrare in guerra, la massoneria sì

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Prima guerra mondiale. Gli italiani non volevano entrare in guerra, la massoneria sì Lo Sai

Grande Guerra, le responsabilità della Massoneria

di Angela Pellicciari

Nel 1915, la popolazione cattolica non voleva la guerra, i socialisti nella loro maggioranza non la volevano, il parlamento non la voleva, l’uomo politico più influente di quegli anni, Giovanni Giolitti, non la voleva; chi, oltre al Re, voleva portare l’Italia in guerra? Un soggetto su tutti: la massoneria. Che forza aveva la massoneria all’inizio del secolo? Se Antonio Gramsci, fondatore del partito comunista italiano, è uomo degno di fede, molta: “La massoneria in Italia ha rappresentato l’ideologia e l’organizzazione reale della classe borghese capitalistica”, afferma il 16 maggio 1925 alla Camera dei deputati mentre è in discussione il progetto di legge sull’abolizione delle società segrete.

Le testimonianze dei vertici dell’ordine sono, al riguardo, univoche. Una per tutte: il 21 dicembre 1922, davanti alla giunta esecutiva, il gran maestro Domizio Torrigiani dichiara: “Il Grande Oriente fu il principale autore dell’intervento dell’Italia in guerra”. Perché la massoneria ha voluto la guerra, per di più contro gli alleati della Triplice? Per portare a termine il progetto ben delineato dal fratello Massimo D’Azeglio: per “fare gli italiani”. Che vuol dire fare gli italiani? Vuol dire renderli diversi da quelli che sono. Diversi. Più liberi. Più scientifici. Più moderni. In una parola: non più cattolici.

Quale occasione migliore di una guerra, di una Grande Guerra, per forgiare l’identità di un popolo? Certi di incarnare le più profonde ragioni morali, intellettuali e civili dell’umanità, i massoni pensano che per riacquistare “il gran posto che le compete [all’Italia] nel consorzio dei popoli civili” (gran maestro Livio Zambeccari), l’Italia deve ripudiare la fede cieca, l’oscurantismo religioso, il pacifismo cattolico che per tanti secoli ha tenuto la nostra nazione lontana dalla gloria imperiale conquistata dalle grandi potenze. Il primo ottobre 1917, ironia della sorte solo pochi giorni prima della disfatta di Caporetto, il grande oriente così tratteggia la natura della chiesa: “la potente organizzazione clericale che – coerente alla sua secolare politica liberticida, e paurosa del carattere rinnovatore del presente conflitto – si vale delle armi spirituali per infiacchire gli animi e provocare una pace prematura che deluda le nostre speranze”.

Un mese prima della fine, l’8 ottobre 1918, la circolare Resnati-Bertieri torna a parlare di guerra: “guerra di rinnovamento morale e civile, guerra di redenzione -interna ed esterna- degli oppressi, guerra per la lega dei popoli liberi -veramente liberi- [con l’aggettivo liberi i liberi muratori intendono in senso proprio se stessi], riassunto spirituale degli intenti e dell’opera massonica universale: libertà, uguaglianza, fratellanza”.

A guerra finita è il gran maestro Ernesto Nathan che, sulla scia della proposta del presidente Usa Wilson di dare vita ad una Lega della Nazioni, chiarisce cosa in concreto l’ordine intenda quando parla  di libertà e fratellanza: “se nell’India il numero dovesse essere predominante sulla coltura, le poche centinaia di mila inglesi sarebbero sommersi dai 200 milioni di indiani; se il numero bruto è criterio per la direzione di una regione, non v’è Nazione che abbia diritto di possedere colonie e malamente si comprende il Governo Americano alle Filippine”. Conclusione: “è evidente che la maggiore civiltà deve avere ascendente sul maggior numero nelle zone grigie e nei dubbi confini delle nazionalità che popolano la sponda orientale dell’Adriatico”. A giudizio di Nathan è evidente che spetta agli italiani la supremazia sugli slavi della Dalmazia.

Si insiste da tempo sulla necessità che la chiesa chieda perdono per le proprie colpe. Chissà che il suggerimento non vada rivolto a qualcun altro.

Fonte

Prima guerra mondiale. Gli italiani non volevano entrare in guerra, la massoneria sì Lo Sai

Ucraina, Putin ha sfidato il Nuovo Ordine Mondiale degli USA. E ha fatto bene.

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Ucraina, Putin ha sfidato il Nuovo Ordine Mondiale degli USA. E ha fatto bene. Lo Sai

L’ultimo Zar della Grande Madre Russia ha osato sfidare il Nuovo Ordine Mondiale imposto dagli USA. Prima con il caso Snowden, poi con l’affaire Crimea, ecco come Putin – appoggiato dai Paesi emergenti e dalla Cina – intende mandare ko l’impero nord-americano, come raccontato da Controinformazione.info. 

Con gli avvenimenti determinati dalla crisi in Ucraina, la Russia per la prima volta lancia apertamente una dura sfida all’ordine mondiale che gli Stati Uniti hanno imposto al mondo. Secondo quanto scritto dagli analisti della Fondazione Carneige, nonostante le sanzioni e le pressioni esercitate dalle potenze occidentali sulla Russia, Mosca è ben determinata a proseguire il suo progetto di lanciare una sfida all’ordine mondiale dominato da Washington. Nell’analisi fatta da alcuni specialisti di questioni geopolitiche, si rileva che, benché ci siano relazioni stabilite già da molti anni fra Mosca e le organizzazioni occidentali, il governo di Putin non ha mai aderito di fatto all’ordine mondiale statunitense e non ha esitato a criticarlo in diverse occasioni. Tuttavia sembra che questa volta il presidente russo, Vladimir Putin, sia fortemente determinato nel proseguire con il suo progetto di stabilire alleanze con i paesi che si oppongono all’ordine mondiale unipolare di matrice USA. Nel corso della sua ultima riunione a La Haya, i dirigenti dei grandi paesi occidentali hanno deciso di sospendere le attività del G-8 e di ritornare al modello precedente del G-7 formato unicamente dai sette paesi più industrializzati dell’Occidente. Durante i 16 anni della sua adesione al G-8, la Russia non è riuscita mai ad integrarsi nell’ordine mondiale controllato dagli Stati Uniti. In questo senso, la sparizione del G8 non avrà grandi ripercussioni per la Russia e per la sua politica estera. In effetti, da che il vecchio cancelliere tedesco Gerhard Schroder ed il presidente francese Jacques Chirac abbandonarono questo gruppo nella decade del 2.000, Putin non nascose che non aveva un vero interesse di partecipare a questo gruppo. Nel corso di tutti questi anni, la politica dei paesi occidentali è consistita nel mettere ai margini la Russia mentre le potenze occidentali proseguivano con i loro tentativi di dominare ogni volta di più il sistema internazionale. Tuttavia questa politica è risultata controproducente per l’Occidente visto che la Russia è rimasta come un paese autonomo rispetto all’ordine mondiale nordamericano senza aver stabilito delle vere relazioni strutturali con Washington e con Bruxelles. Nonostante questo la Russia è stata orgogliosa di essere presente in numerose istituzioni ed organizzazioni internazionali. La Russia è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, membro del gruppo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), membro del Consiglio d’Europa, sebbene dopo la decisione delle potenze occidentali di espellere la Russia dal G8 e le critiche dello stesso Consiglio per la condotta russa in Crimea, è probabile che Mosca abbandoni volontariamente quest’ultimo organismo. Il Consiglio Russia-NATO, che è stato uno strumento efficace per coordinare le relazioni strategiche fra Mosca e l’Alleanza Atlantica, attraverso ugualmente un momento delicato. Sembra quindi che Putin si stia preparando ad un contrattacco in tutti i campi: a livello politico, economico e militare. In questa direzione i russi cercheranno di promuovere l’unione dei paesi dell’Eurasia con i suoi vicini prossimi e con altri paesi. In forma molto più attiva che in passato, la Russia vuole sviluppare le sue relazioni con i paesi che non accettano di sottomettersi alle direttive di Washington, in particolare quelli che non aderiscono alle sanzioni contro Mosca. In questo senso, risulta evidente che paesi come la Cina o l’India non andranno a ridurre il livello attuale della loro cooperazione con la Russia. Sul piano regionale, i dirigenti russi cercheranno di rinforzare anche le loro relazioni con il Giappone, con la Corea del Sud, con la Turchia, con l’Iran, con l’Egitto, con l’Argentina, con il Messico, il Brasile o Singapore, ecc.. In base a questo piano i russi tenderanno ad essere pragmatici e si concentreranno essenzialmente nella cooperazione economica per poter aggirare, almeno parzialmente, le sanzioni che gli Stati Uniti e la UE vorranno imporre. In effetti tutti sanno che è impossibile immaginare che le sanzioni ,quelle che l’Occidente deciderà di imporre a Mosca ,possano avere l’effetto di assoggettare la Russia ad un isolamento paragonabile a quello della Corea del Nord. Mentre gli USA considerano la Russia come un paese debole ed una potenza in fase di decadenza, il presidente Putin crede che siano invece gli Stati Uniti quelli che vivono i loro ultimo periodo come superpotenza mondiale. Putin aveva già resistito alle pressioni degli USA nella questione di Edward Snowden. Nella crisi dell’Ucraina, la Russia ha ottenuto di rafforzare di nuovo la sua posizione nel mezzo di una nuova sfida lanciata contro il proprio paese dalle potenze occidentali.

Fonte

Ucraina, Putin ha sfidato il Nuovo Ordine Mondiale degli USA. E ha fatto bene. Lo Sai

National Geographic: microchip sottocutaneo per entrare in discoteca VIDEO

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National Geographic: microchip sottocutaneo per entrare in discoteca VIDEO Lo Sai

- di Daniele Di Luciano -

Nel filmato che segue, del National Geographic, si parla di una discoteca molto particolare: il Baja Beach Club di Rotterdam.

La particolarità risiede nel fatto che i clienti VIP possono ricevere servizi speciali dopo essersi fatti impiantare l’RFID (Radio Frequency IDentification, Identificazione a radio frequenza), un  microchip sottocutaneo.

Il National Geographic segue uno di questi clienti, che va a farsi impiantare il chip nel braccio e poi entra in discoteca evitando la fila all’ingresso e pagando senza tirare fuori il portamonete dalla tasca.

L’RFID può infatti contenere tantissimi dati: dal codice fiscale alla patente, dal conto corrente alla tessera sanitaria, ecc..

In quest’altro video, un po’ datato, il famoso regista e produttore Aaron Russo (tra i suoi film: “Una poltrona per due”) racconta di un suo incontro con Nicholas Rockefeller che gli confidò che lo scopo finale dell’élite è quello di far impiantare il chip RFID ad ogni essere umano e trasferire lì tutti i dati, compreso conto corrente e denaro elettronico.

Così, se qualcuno darà fastidio (ai piani dell’élite), spiega Rockefeller al regista morto nel 2007, basterà spegnere il suo microchip…

National Geographic: microchip sottocutaneo per entrare in discoteca VIDEO Lo Sai

Il ruolo dei Rockefeller dalla strage del Colorado fino ai giorni nostri

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Il ruolo dei Rockefeller dalla strage del Colorado fino ai giorni nostri Lo Sai

- Francesco Maria Toscano -

La disoccupazione dilaga, le famiglie senza reddito alcuno si moltiplicano, mentre quel farabutto di Renzi fa finta di occuparsi della povera gente varando un provvedimento inutile e deleterio come il Jobs Act. Al di là delle finte minacce del vice-Dudù Angelino Alfano, patetico nell’alzare la voce nella speranza che qualcuno si accorga della sua esistenza, le idee del governo in tema di lavoro sono letteralmente assurde, antistoriche e ipocrite. Da venti anni i soloni di regime spiegano che la disoccupazione è causata dalla burocrazia e dalle troppe regole. Iniettando dosi sempre più massicce di precarietà, però, la disoccupazione, anziché diminuire, è letteralmente esplosa. Perché? Perché come sanno tutti gli economisti in buona fede, perennemente oscurati da una stampa complice e connivente, l’aumento della disoccupazione è proporzionale al crollo della domanda aggregata. Burocrazia e rigidità sono finti bersagli, branditi da figuri come Renzi a mo’ di spauracchio con l’obiettivo di impressionare i tonti.  Una impresa che non vende non può assumere nessuno. E in un Paese dove i consumi calano vertiginosamente a causa delle dissennate e sadiche politiche di austerity volute dall’Europa, puntare il dito contro lo Statuto dei Lavoratori è prassi scientificamente sbagliata e umanamente meschina. Non per nulla il massone reazionario Padoan, tempo fa, in una intervista al Wall Street Journal, ebbe l’impudicizia di dichiarare: “Il dolore produce risultati” (clicca per leggere). Una filosofia degna di Mengele, non c’è ce dire. Purtroppo, nell’immediato, non c’è modo di togliere il bisturi dalle mani dei questi moderni nazisti. In prospettiva, invece, nella speranza che le avanguardie progressiste e rooseveltiane si destino dal lungo torpore, sarà certamente possibile allestire un nuovo processo di Norimberga che regoli i conti con i “profeti del dolore” e renda giustizia alle vittime di tanta barbarie. Per capire quale sia il modello dissimulato che Padoan e Renzi hanno in mente, vi invito a leggere un articolo pubblicato oggi a pagina 20 del Corriere della Sera a firma Gian Antonio Stella: “La strage dei minatori italiani che Rockefeller cancellò con l’arte”. Stranamente Stella (a parte il titolo infelice) ha scritto un buon articolo, confermando la bontà di quel proverbio inglese secondo il quale “anche un orologio rotto segna l’ora esatta almeno una volta al giorno”: “Giuseppe Petrucci aveva quattro anni, la sorellina Lucia due, il piccolo Francesco solo quattro mesi. E il loro omicidioche non poteva essere spacciato per il prezzo necessario a domare i minatori in sciopero, colpì l’America come una scudisciata (…). Successe a Ludlow, esattamente cento anni fa. Quel borgo (…)era abitato allora da migliaia di immigrati polacchi, greci, messicani e italiani che lavoravano nelle miniere di carbone. In gran parte quelle della Colorado Fuel and Iron (…) che apparteneva a quello che era l’uomo più ricco del mondo John D. Rockefeller senior, che ne aveva affidato la gestione al figlio Jr (…). Guadagnavano un salario da fame pagato in buoni acquisto negli spacci che appartenevano alla stessa Company, vivevano in baracche affittate ancora dalla Colorado Fuel and Iron, lavoravano in condizioni così pericolose che nel solo 1913 nelle “mines” del Colorado, con un tasso di mortalità doppio rispetto al resto dell’America, erano morti in 104” (…). Scesero in sciopero nel settembre del 1913. La compagnia li buttò subito fuori di casa e loro si trasferirono in una accampamento di fortuna. E lì, come testimoniano le foto, passarono l’inverno. Un inverno tremendo (…). Finché il 20 Aprile (…), l’ufficiale Karl Linderfelt diede alle milizie e ai mercenari l’ordine di spazzare via i minatori e il loro campo di tende (…). La cronaca del New York Times del 22 Aprile, ripresa in un furente saggio dello scrittore Hans Ruesch, diceva: Quarantacinque morti, tra cui trentadue donne e bambini, una ventina di dispersi e altrettanti feriti è il bilancio della battaglia di 14 ore tra truppe statali e scioperanti nella proprietà della Colorado Fuel and Iron Company, una holding di Rockefeller (…). Nelle trincee che si erano scavate per proteggersi dalle pallottole, donne e bambini sono morti come topi in trappola, uccisi dalle fiamme. Una trincea scoperta questo pomeriggio conteneva i corpi di dieci bambini e due donne (…). I commenti dei giornali contro quell’insensata carneficina di persone che chiedevano solo un orario di otto ore, il divieto di far lavorare i bambini e una paga decente in dollari e non in buoni, furono durissimi”. Molti potranno trovare eccessivo il paragone tra l’Italia di oggi e l’America di cento anni fa. Invece le similitudini esistono e, di questo passo, arriverà presto il giorno nel quale  nuovi manifestanti esasperati e sfruttati verranno repressi nel sangue per la gioia dei cantori di regime alla Antonio Polito. Proprio nel giorno in cui Stella ricorda la strage dei minatori del Colorado, infatti, il Corriere pubblica un editoriale che mellifluamente evoca il ritorno della violenza e dell’intimidazione di Stato. Scrive Polito: “ (…) I cosiddetti movimenti si preparano a sfidare già nelle prossime settimane la polizia (…)”. Uno dei prossimi cortei del Maggio romano è contro un decreto legge del ministro Lupi. Contiene un articolo che statuisce l’ovvio, e cioè che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento ai pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo, e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”. Dunque i promotori hanno indetto una manifestazione in difesa dell’illegalità”. In pratica Polito, temendo che i disperati contemporanei rivendichino con forza il diritto alla casa e al lavoro, predispone un preventivo fuoco di sbarramento mediatico volto a giustificare in prospettiva una, di fatto auspicata, reazione violenta e feroce da parte delle forze dell’ordine. Ma i parallelismi non finiscono qui. Se ieri si fucilavano donne e bambini nell’interesse del miliardario John D. Rockefeller Jr, oggi si pianifica l’impoverimento di intere categorie di lavoratori all’interno di riservati e potenti consessi influenzati proprio da un erede diretto di quella stessa famiglia di aguzzini. David Rockefeller, sesto e ultimo figlio del “boia del ColoradoJohn D. Jr, è anche il fondatore della famigerata “Commissione Trilaterale”. Organizzazione para-massonica  nel cui seno nacque il famoso pamphlet “The crisis of democracy”, bibbia ad ogni latitudine per qualunque piduista moderno. Come hanno chiarito i massoni di Grande Oriente Democratico, la Commissione Trilaterale è nient’altro che il braccio visibile della potente loggia Three Eyes (clicca per leggere), punto di approdo per molti insospettabili alti papaveri italiani che tuttora rivestono (indegnamente) decisivi ruoli istituzionali. Per conoscerne i nomi non resta che attendere la pubblicazione (si spera imminente) del libro “Massoni” (Chiarelettere editore) scritto dal Venerabile Maestro Gioele Magaldi. Per ora basti sapere che anche il “salvatore” Mario Monti, guarda caso, ha ricoperto l’incarico di “Presidente europeo” per la Commissione Trilaterale fondata dal massone reazionario David Rockefeller, figlio del Rockefeller protagonista del massacro raccontato da Stella. Chissà se tale circostanza ha favorito in qualche modo l’arrivo di Monti a Palazzo Chigi. Probabilmente lo scopriremo solo vivendo. Quel che già sappiamo è sufficiente per intravedere quel filo sottile, fatto di casate, obiettivi e circostanze, che lega il Colorado del secolo scorso all’Italia dei giorni nostri. La consapevolezza è il primo passo verso la libertà.

 Il Moralista

Fonte

Il ruolo dei Rockefeller dalla strage del Colorado fino ai giorni nostri Lo Sai

Sorridete, siete sorvegliati

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Sorridete, siete sorvegliati Lo Sai

- di Tonino D’Orazio -

Diventa sottile il filo che separa la fantascienza, o la scienza vera, dalla realtà, quella sconosciuta. In ogni film di quel tipo il canovaccio è sempre uguale: il dittatore, megalomane dichiarato che vuole governare il mondo, e i metodi sempre più robotici e brutali per riuscirvi. Lo sviluppo delle macchine-uomo, se non degli uomini-macchine. Il falso ideologico? E’ che c’è sempre un uomo, un eroe, un individuo che riesce a vincere. Siamo quindi tranquilli e tranquillizati che il dittatore non ce la farà mai.

C’è oggi una attività scientifica frenetica in molti settori, di macro e di micro conoscenza, di nano tecnologie, di fuga in avanti, che sfugge anche ai cittadini che cercano di seguirla, pur tenendo conto dell’ignoranza complessiva sul suo sviluppo e sulla sua direzione e persino degli strumenti critici di decodificazione necessari. Dico direzione perché questa parola rappresenta regole e quindi democrazia. Libertà individuale e privacy, se si può ancora sperare, perché l’elemento chiave è che tutto si svolge “per il nostro bene” e con il nostro consenso, spesso ignaro o dolcemente estorto, se non addirittura tramite il libero mercato “della paura”, molto efficace e ridondante dopo l’11 settembre nord americano.

Questo articolo sarà un po’ lungo perché esistono molteplici strumenti di controllo e sorveglianza, e penso che molti di noi, normalmente non ne abbiano mai sentito parlare. La divulgazione scientifica avviene solo per esperti e specialisti di settore. Il controllo su di noi è già largamente “accettato” e regolamentato per legge. Carte di credito, conti bancari obbligatori, fascicoli medicali, busta paga, casellario giudiziale, estratti telefonici, fatture di luce gas e acqua, radiografia e biometria dei viaggiatori e del contenuto dei bagagli, digitalizzazione delle impronte digitali, dell’iride e del DNA, presto un microchips sanitario (solo?) sottocutaneo (“Se hai un infarto possiamo salvarti”). Tutto ed altro, in banche dati sui quali non abbiamo nessun controllo sul suo utilizzo, né su chi appartengono.

Anche politicamente non abbiamo più nessun controllo sullo Stato, se mai ne avessimo avuto, sul Parlamento e sul governo, quindi sulle leggi che ci governano. Ormai pochi possono fare tutto, anche nel e per il mondo. Si può pensare al G20, al FMI o anche a “l’anonima a delinquere” del gruppo Bildeberg. Per cui necessitano di un massimo controllo sia degli individui che delle società per imporre il loro volere.

Esiste già un “occhio vigile” che ci spia dappertutto. Telecamere e registrazioni visive e sonore ovunque. Solo a Londra ve ne sono 500.000. In Russia sono obbligatorie sulle macchine pubbliche e private, contro il “vandalismo” e certamente per eventualmente “sventare atti terroristici”. Vi sono droni destinati alla sorveglianza delle manifestazioni, che devono rimanere pacifiche malgrado le provocazioni poliziesche, o alla sorveglianza dei quartieri periferici in fermento costante di tante capitali e città nel mondo. Pensate all’occhio vigile che controlla i lavoratori sui luoghi di lavoro, spesso gabinetti compresi. Merita un discorso a parte.

L’altro occhio vigile “consenziente”, è il nostro “personal” (si fa per dire perché appartiene a tutti) computer, o anche il nostro cellulare, dove qualsiasi nostro interesse o movimento viene spiato, catalogato, controllato e utilizzato. Ovviamente per perseguire gli abietti pedofili, adescatori o terroristi, oppure per perseguire eventuali parolacce contro la Boldrini o l’Italia, ma anche per conoscere i nostri gusti in merito ad acquisti o interessi vari. Abbiamo molti amici intimi come Google, Facebook, Twitter, Amazon, E-bay , Skype, le polizie postali, tutti a nostra disposizione … Perché già tutti considerano la vita privata come un’anomalia. La loro democrazia ha un costo, il nostro. Conoscono meglio di noi i nostri interessi politici, sessuali, religiosi, le amicizie, le letture, i nostri sogni di vacanze, se fumiamo o che tipo di macchina, di birra o di grappa ci piace … Quelli che temono che si voglia controllare internet per legge devono sapere che è già tutto sotto controllo e che nemmeno si sfugge a tutte le invadenti e finalizzate pubblicità sui nostri gusti rilevati e catalogati. Vi sono programmi che “seguono” le tracce (metadati) che lasciamo nella rete.

Il “mercato della paura” è uno dei business più ricco e importante dell’ultimo decennio. Le imprese private e le istituzioni pubbliche hanno scoperto con la gestione della paura una fonte inesauribile di potere, di controllo e di profitto. In fondo un nuovo capitalismo, quello della paura e dei modelli che danno sicurezza a condizione di cedere loro democrazia. Una spinta ideologica in termini giuridici, politici, amministrativi, economici e mediatici per mantenere alta l’angoscia e far accettare un controllo preventivo e generale come se vi fosse una nuova normalità dell’esistenza umana in una nuova organizzazione socio-tecnica della società.

E’ un mercato in forte sviluppo. Alcune sigle. AFIS (Automatic Finger Imaging System) che compare le impronte con altre banche dati. CCTV (Closed Circuit Television) di classica sorveglianza video. EM (Electronic Monitoring) che controlla e ascolta gli individui a distanza. EMHA (Electronic Monitord House Arrest) braccialetti elettronici per arresti domiciliari e non solo. Tutto l’universo dei GPS (Global Positioning System) adatto a seguire lo spostamento delle persone. RFID (Radio Frequency Identification), etichette elettroniche che memorizzano informazioni e li trasferiscono via radio a un lettore. Tutti i tipi di “X-Ray System” adatti a radiografare i passeggeri. ”Palladium”, la pulce di Microsoft capace di gestire dall’esterno tutti i file di tutti i personal computer. Lo Sticky Shocker (arma di “pacificazione”) è un proiettile a elettrochoc che infligge impulsioni di 50 KW e fa perdere il controllo muscolare alla vittima. L’impresa Applied Digital propone la pulce sottocutanea Verichip che permette di seguire gli individui. Il gruppo farmaceutico Eli Lilly ha messo a punto un braccialetto per il controllo a distanza dei detenuti capace di individuare l’eventuale utilizzo di alcool o di cannabis e iniettare quindi una sostanza inibitrice o uno choc elettrico dissuasivo.

“Identificazione” sempre più complessa e precisa. E’ la richiesta di tutte le polizie nazionali con il pretesto di controllo della frode, di controllo degli stranieri e della modernizzazione dello Stato. Noi siamo già al controllo bancario dello “spesometro”. Dei poveri; gli altri hanno già fabbriche e soldi (e tanti!) altrove, mafie comprese. Insomma l’identificazione raggruppa almeno quattro dati in genere separati: il corpo fisico dei portatori, la traccia lasciata da questo corpo, la tessera che combina traccia e informazioni personali, e la banca dati generale che gestisce il tutto. Collegando dati biometrici (nuovo nome inquietante dato all’antropometria) e dati sociali l’individuo non è più nemmeno una persona. La nostra sarà quindi sempre più una “società di controllo”.

In aggiunta possiamo notare come si sia accelerata la combinazione di una civilizzazione delle armate (fino a diventare cooperazione durante le occupazioni) e militarizzazione delle polizie, sia pubbliche che private. La partecipazione di imprese private a missioni pubbliche crea un rapporto di autorità e di potere totalmente illegittimo dal punto di vista del diritto. Si crea un regime autoritario diffuso dove il centro è dappertutto e l’ambito di responsabilità, la circonferenza, in nessun luogo. Solo noi in Italia abbiamo 5 corpi armati per la sicurezza: Guardia di Finanza (non esiste in nessun altro paese europeo in questi termini), Pubblica Sicurezza, Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Vigili Regionali Provinciali e Urbani. Senza contare l’Esercito Italiano e una miriade di polizie private. Le innovazioni tecnologiche sulla “sicurezza” ci indicano anche il progetto di società gestito con la collaborazione senza freni e regole tra potenti istituzioni private e le istituzioni pubbliche. Un nuovo capitalismo, che mette in insieme paura del nemico e diffidenza tra cittadini, anche tra i militari e i poliziotti … Indifferentemente sia il personale pubblico che quello privato operano nelle stesse mansioni: sorveglianza dei locali, delle prigioni, guardia del corpo … Le loro uniformi si assomigliano sempre più, anche le armi e gli strumenti di repressione. Sappiamo tutti che soprattutto gli Stati Uniti, ma anche Gran Bretagna e Canada, affittano eserciti paramilitari privati, i famosi contractors che operano sia in territorio occupato, alla luce del giorno (Iraq, Afganistan …), che in modo clandestino per destabilizzare (Egitto, Libia, Ukraina, Georgia, Venezuela, e in quasi tutti i paesi sud americani). Queste multinazionali propongono agli eserciti ufficiali “servizi di grande qualità”, operativi, formativi e con armamenti sofisticati provenienti dalle loro ricerche private, ma spesso sovvenzionate dagli Stati.

Tralascio la parte di spionaggio industriale, ma tutti sanno a cosa servono i satelliti che osservano la Terra quando reperiscono dati sui fiumi, sulle terre agricole, le foreste, e soprattutto le ricchezze naturali del sottosuolo dei vari paesi, aumentandone tra l’altro i rischi di occupazione e di esproprio da parte dei Paesi dei più forti con un motivo o l’altro mascherato da democrazia. Déjà vu ?

Introduco invece, specularmente alle responsabilità altrui, il nostro voyeurismo amorale e consenziente, se non a pagamento. Abbiamo un esempio che prefigura una futura società. E’ il cosiddetto reality televisivo Grande Fratello. Vengono filmati, 24 ore su 24 (c’è anche chi si sveglia di notte per sbirciare, sempre a pagamento) dei giovani partecipanti, tagliati dal resto del mondo, per “vivere” in un’area ristretta, quattro stanze e una doccia. La situazione riprodotta è tipica di un dispositivo di controllo poliziesco, carcerale o militare. Vi è una trasparenza e un possesso totale sulla loro vita personale, di quel che pensano e di quel che fanno, che prima apparteneva sicuramente alla sfera individuale. Si espone tra l’altro, spesso volgarmente e in termini competitivi, quello che una volta si chiamava intimità. Si entra in una arena tutti contro tutti per vincere un premio in denaro dopo aver “ucciso” gli altri. Il “proprio io” diventa possesso dell’impresa commerciale che fa soldi e del pubblico avido di no privacy che vi si specchia.

Possiamo dire che ci avviamo verso il superamento della democrazia liberal-borghese? Parlamenti che non governano ma eseguono, tecnici mai eletti che comandano, popoli con partecipazione reale scippata (il diritto di voto assomiglia sempre più ad un sondaggio d’opinione), piccoli gruppi detentori di poteri forti che piegano gli Stati democratici e se ne appropriano, costituzioni allo sbando con assuefazione incorporata, pensiero unico esportato con le armi. Fine del dissenso.

Ci avviamo verso uno Stato globale che ha bisogno di cittadini sani, ricattabili, docili e ordinati. Sorridete.

doppiocieco.blogspot.it

Fonte

 

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Liberatori di Massonerie

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Caserta, ottobre 1943: militari statunitensi recuperano i labari delle logge massoniche italiane sotterrati dopo lo scioglimento della Massoneria italiana nel 1925.
(Servizio Biblioteca Grande Oriente d’Italia-Fondo Landolina)

Fonte: Erasmo 15 – 16 -2009, p. 37

Qui l’articolo sulla rivista massonica Erasmo del Grande Oriente d’Italia, p. 37: http://www.grandeoriente.it/images/Goi/Riviste/erasmo/2009/15-16-2009.pdf

Per approfondimenti sul ruolo fondamentale apportato dalla massoneria italiana per la “Liberazione” vedere:

  1. Vittorio Gnocchini, L’Italia dei liberi muratori, Mimesis, Milano, 2005, pagg. 148-9
  2. Peter Tompkins, Dalle carte segrete del Duce, Marco Tropea, Milano, 2001, pag. 38 e succ.ve
  3. Aldo Alessandro Mola, Storia della massoneria italiana : dalle origini ai giorni nostri, Bompiani, Milano, 1992, pag. 505
  4. Aldo Alessandro Mola, cit., pag. 487
  5. Aldo Alessandro Mola, cit., pag. 507
  6. Peter Tompkins, Dalle carte segrete del Duce, cit., pag. 69

 

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Il “crocifisso” di Cevo crolla tre giorni prima delle “canonizzazioni”

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Il “crocifisso” di Cevo crolla tre giorni prima delle “canonizzazioni” Lo Sai

Il “crocifisso” di Cevo crolla tre giorni prima delle “canonizzazioni”

Questo crocifisso, fatto esporre dalla Gerarchia (modernista, NdR) bresciana, il 20 settembre 1998, in un campo sportivo di Brescia, era il simbolo della “beatificazione” e della “canonizzazione” di Paolo VI che Giovanni Paolo II, in quell’occasione, aveva presentato come date per certe e scontate.

Ripresentiamo, l’articolo che Padre Luigi Villa scrisse su questo orribile Crocifisso, e apparso su “Chiesa viva” n. 301 del dicembre 1998, nove mesi dopo la pubblicazione del suo suo libro “Paolo VI beato?”.

Tutti i “bresciani”, partecipanti alla funzione di Giovanni Paolo II allo “stadio Rigamonti” di Brescia, la Domenica 20 settembre 1998, si sono trovati di fronte a un enorme Crocifisso, a testa in giù, che Alberto Bobbio, su “Famiglia (non) cristiana” del 27 settembre 1998, descrive così: “un Cristo a strapiombo. Sorge da un fuoco, s’inarca verso il cielo. Non sta ritto. E ripiomba di sotto…”.

Insomma, un Cristo che “ripiomba di sotto” è l’atto contrario delle parole di San Giovanni evangelista – che era stato presente sul Calvario! – scrivendo così: “Gesù disse: Tutto è compiuto!. Poi, chinato il capo, rese lo spirito!” (Giov. 19, 30).

Quindi, quel Cristo policromo, scandaloso in quell’atto di caduta sull’intera platea, credo non abbia lasciato indifferente alcuno dei presenti al rito religioso, perché quel Cristo, che si tuffava su di loro, non poteva essere il Cristo redentore, vero Dio e vero Uomo, inchinato, sì, sull’uomo peccatore, ma che mai avrebbe preso quella posa da campione di tuffo, LUI,VIA, VERITÀ E VITA, che aveva pure detto: «… ed IO, quando sarò innalzato, attirerò tutto a ME!» (Giov. 12, 32).

Ma allora, perché la Gerarchia (modernista, NdR) bresciana si è permessa di esporre – sia pure in un campo sportivo – ai fedeli bresciani quel Crocifisso in atto di tuffarsi sulla folla, pur sapendo che la CROCE, per noi cristiani, è il “segno” più sacro della nostra fede in quel Cristo che è morto sulla CROCE per i nostri peccati, e che è, quindi, anche la nostra unica vera bandiera, e che la Chiesa ci ha sempre fatto rappresentare, per due mila anni, non in quella orrida posizione, ma bensì nel Suo sereno divino abbandono al Padre?.. “Padre, nelle Tue mani affido il mio spirito!”? (Lc. 23, 46).

Tratto da Chiesa Viva, supplemento al mensile, Aprile 2014

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CROLLA “CROCE” DI WOJTYLA A BRESCIA, MUORE VENTENNE. SEGNO O COINCIDENZA?

Ha lasciato senza fiato la notizia del crollo a Brescia della “croce” in onore di Giovanni Paolo II, per altro terribilmente orrida dal punto di vista artistico, con la conseguente morte di un giovane ventenne che era presente in quei funesti attimi proprio sotto di essa.

Tutto ciò è accaduto proprio nella vigilia delle canonizzazioni (fantasiose e presunte, NdR) imminenti di Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) e Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli), che si terranno – lo ricordiamo – domenica 27 Aprile 2014. Questa coincidenza, se così davvero possiamo chiamarla, ha suscitato in molti cattolici stupore e inquietudine. Se è vero che non dobbiamo essere superstiziosi e vedere in ogni evento una sorta di segno del destino, d’altra parte il Vangelo bene ci educa al discernimento e ci insegna che dobbiamo imparare a leggere i segni dei tempi. Questa disgrazia può forse aiutarci a riflettere, alla vigilia di queste due canonizzazioni (fantasiose e presunte, NdR) estremamente significative per la Chiesa universale? Si vuole canonizzare forse il Concilio e la sua presunta “riforma” attraverso questi suoi due personaggi emblematici?

In definitiva: coincidenza o segno del Cielo? Come se non bastasse, si è sparsa la notizia secondo cui il giovane rimasto ucciso nell’incidente abitava in via Giovanni XXIII e che la “croce” costruita in onore di Giovanni Paolo II era stata eretta in occasione del centenario della nascita di Paolo VI (Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini).

Che dire? L’unica cosa che possiamo fare, per il momento, è pregare per l’anima di quel ragazzo. Requiem aeternam …

Editoriale del 24 aprile, a cura di Gaetano Masciullo, tratto da Radio Spada

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COSA C’È DA SAPERE SULLA CHIESA E SULLE VERE CANONIZZAZIONI?

Guarda comodamente il video: Carlo Di Pietro sull’infallibilità papale nelle canonizzazioni: “SANTI NON SANTI”Alcuni approfondimenti in formato testo: SULL’INFALLIBILITÀ NELLA CANONIZZAZIONELA CANONIZZAZIONE DEI SANTI, QUANDO «CIVILTÀ CATTOLICA» ERA CATTOLICA!

IL MODERNISMO E LA FINE CHE VORREBBE FAR FARE A NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO

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Maggiori informazioni: Occupare il Vaticano per esaltare, in loco, il Cosmopolitismo massonicoBreve dissertazione sul «modernismo». Cosa bisogna sapere?

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Qui approfondimenti su: Le virtù eroiche di Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II)?

PAOLO VII A VENT’ANNI DALLA MORTE (1978 – 1998)

Durante la solenne “Concelebrazione Eucaristica”, presieduta da Giovanni Paolo II domenica mattina, 20 settembre 1998, a Brescia, nello stadio, per la “beatificazione” di Giuseppe Tovini e per la conclusione delle celebrazioni centenarie della nascita di Paolo VI, i punti nodali della Sua omelia, a riguardo di Paolo VI, si possono ridurre a questi: «(…) Pietro, mi ami? Possiamo dire che la vita di Paolo VI sia stata tutta una risposta a questa domanda di Cristo: una grande prova di amore a Dio, alla Chiesa ed agli uomini». «(…) Volle essere servo di una Chiesa evangelizzatrice dei poveri, chiamata con ogni persona di buona volontà a costruire quella “Civiltà dell’Amore”, nella quale non vanno agli ultimi soltanto le briciole del progresso economico e civile, ma dove devono regnare la giustizia e la solidarietà». 

Dunque, è questo il senso delle parole di Giovanni Paolo II a riguardo di Paolo VI. Parole che furono come un panegirico per una Sua futura e certa “beatificazione” e “canonizzazione”.  Ma questo, però, il Papa lo disse prima ancora che sia avvenuto l’esame della dottrina di Paolo VI e del Suo Pontificato, prima che sia stato espresso un giudizio sulla riuscita o non del Vaticano II, e prima che Paolo VI abbia fatto i “miracoli” prescritti, e ancora prima che venisse provata la Sua presunta “santità”!.. Insomma, un vaticinio di “beatificazione” che è stato senz’altro tutto il rovescio da quello che il sottoscritto ha scritto nel suo libro: “Paolo VI… beato?”.

Perciò, quanto detto da Giovanni Paolo II, a Brescia, in quella occasione, mi suggerisce alcune riflessioni che qui sottopongo, sul tema: “Paolo VI è da beatificare”? Inizio col sottolineare che la “notificazione” che aprì l’istanza diocesana del “processo di beatificazione” di Paolo VI, ebbe luogo a Brescia il 13 maggio 1992. Fu una data scelta o casuale? Se scelta, non poteva essere più sbagliata! Non fu, forse, Paolo VI quell’ostinato profanatore e avversario delle “Apparizioni” Mariane avvenute a Fatima, e delle “domande” poste dalla Vergine, per la Quale Egli non ebbe mai né un pensiero piacente, né una parola serena, né una preghiera umile e devota? Anche quando Paolo VI si recò a Fatima, il 13 maggio 1967, in occasione del 50.mo delle “Apparizioni”, parve che quell’andata avesse tutto il sapore di una sfida a Colei che chiedeva la “Consacrazione al Suo Cuore Immacolato”, condizione “sine qua non” per la conversione della Russia! Infatti, non si può dimenticare che l’allora Mons. Montini, “Sostituto” della Segreteria di Stato di Pio XII, che Egli tradiva, spudoratamente, lavorando sotto banco con Mosca e suoi satelliti, mentre Pio XII lavorava, proprio al contrario, per fare argine allo straripare dell’immenso male morale e materiale che il marxismo-comunismo recava a tutto il mondo cristiano e non, mentre mons. Montini trattava segretamente con Mosca, per allacciare contatti e collaborazioni, che saranno, poi, divenuto Egli Papa, la Sua infausta e diabolica “Ost-politik”! 

La scelta del 13 maggio, quindi, per l’apertura del “processo di beatificazione” non poteva non richiamare quel lavoro “pro e contro” a quel comunismo già marchiato da Pio XI come “intrinsecamente perverso”, e, dalla Madonna di Fatima, come un “Satana” che avrebbe “diffuso nel mondo i suoi errori”! Una brutta partenza, perciò, quel 13 maggio 1992, per quell’apertura del “processo di beatificazione” che poi, dopo un anno, veniva portato a Roma, diventando, così, “causa romana”, e addirittura con quel termine sbalorditivo: “IL PROFETA DELLA “CIVILTÀ’ DELL’AMORE!”.

Un “profeta”, quindi, da “canonizzare” al più presto possibile! Ma comunque, questo “processo”, che fu aperto a Roma pure il 13 maggio dell’anno successivo, 1993, dovrà pur esaminare e la “pratica eroica delle virtù” e la “reputazione di santità” della Sua vita; e questo mediante un Tribunale che non sia “compiacente”, bensì rigoroso! 

Una causa di “beatificazione”, infatti, è una dichiarazione ufficiale della Chiesa che proclama una “persona defunta” già “beata nei Cieli”; una prima tappa, questa, sulla ancora lunga strada che conduce fino alla proclamazione di “santità”; una proclamazione che, dal secolo XII, è monopolio solo dei Papi. 

Ora, una procedura ad hoc esige che il candidato alla santità sia processato da giudici ecclesiastici, compito che appartiene alla Congregazione per la causa dei Santi. Un processo che è lungo e difficile. Un funzionario di questa Congregazione, detto popolarmente “avvocato del diavolo”, deve scrutare la vita e gli scritti del candidato per spulciarvi tutti quegli elementi che potessero opporsi alla sua canonizzazione. 

Anche quando si tratta di un Capo della Chiesa cattolica romana, benché lo si chiami “Santo Padre”, quel titolo, tuttavia, non è affatto nel senso dottrinale, né si accompagna necessariamente al suo ufficio così elevato. Tutta la storia dei Papi lo sta ad attestare. Sono ben pochi, infatti, i Papi santificati! L’ultimo Papa a salire sugli altari fu S. Pio X (103-1914).  Ora, nel quadro della procedura necessaria per stabilire “l’eroicità delle virtù”, c’è un preliminare indispensabile: le “testimonianze” di chi l’ha conosciuto e la verifica di un certo numero di “miracoli” post mortem, attribuiti all’intercessione celeste del candidato. 

E questa é una procedura legale, definita, che bisogna seguire. Ne andrebbe dell’onore della Chiesa! Derogare da essa, infatti, vorrebbe dire aprire la via a tanti abusi! Ma sarà così anche per Paolo VI? Perché la fama di virtù in Giovanni Battista Montini non fu mai ineccepibile, anzi!.. e questo la “Congregazione per le cause dei Santi” non può ignorarlo, e il Tribunale per la Sua “beatificazione” lo deve conoscere! Certo, si può tollerare che si faccia qualche elogio di Lui – ormai defunto! – in certe circostanze ufficiali, purché non si mentisca! Ma prevenire un “giudizio di Tribunale”, pronunciandosi per una Sua sicura beatificazione, è certamente un atto di imprudenza, che può turbare, anche per lungo tempo, l’esercizio di chi attende a una severa giusta causa. Ed è ancora più sconveniente che la si presenti ai fedeli come cosa già fatta, perché sarebbe come stornare i fedeli dalla giusta nozione della verità divina, della vera santità degli eletti e della stessa virtù, senza la quale non si può piacere a Dio!

I “FATTI” SONO “FATTI” Le “parole”, invece, sono “parole”, più o meno sentimentali, più o meno vuote di reale contenuto. Per questo, sarà opportuno che diamo, qui, uno sguardo, sia pure in sintesi, sull’inizio del Pontificato di Paolo VI. Mi servirò, ad hoc, di alcune pagine di Paul Hoffmann, prese dal suo libro: “O Vatican!”, senza cambiarne una linea e senza permettermi alcuna mia riflessione. L’Autore, dunque, scrive che Paolo VI introdusse in Vaticano una truppa di consiglieri, di collaboratori e di parassiti – in gran parte “laici” – senza una precisa funzione; una truppa che fu ben presto battezzata: “mafia milanese”, (anche se non tutti erano milanesi!). Un personaggio di questi era un siciliano trapiantato: Michele Sindona, del quale la Polizia Italiana scoperse, poi, che aveva legami con l’autentica Mafia, e che trascinò ben presto il Vaticano in una avventura finanziaria disastrosa, per cui l’immagine della Santa Sede ne usciva appannata. Un altro di quei personaggi era il Prelato americano Paul C. Marcinkus, appartenente anch’egli all’entourage di Paolo VI. Al centro di quella troupe, però, c’era il Suo segretario personale, mons. Pasquale Macchi (che, nella Curia Romana, si finirà col chiamarlo: “la madre Pasqualina di Montini”, anche dopo essere stato insignito, nel 1964, del titolo di “Monsignore”). Appassionato d’arte moderna, come lo era pure Montini, collezionava opere di pittura e di scultura contemporanea. Sarà, poi, il violinista Ingres che aprirà all’arcivescovo Montini un nuovo campo di artisti, di scrittori e di attori, che allargarono, al certo, l’orizzonte intellettuale e umano di Montini, ma ne approfondirono vieppiù anche il solco liberale del suo animo, allargandosi con le frequentazione e l’amicizia con la società industriale milanese, specie con banchieri e finanzieri, dai quali ebbe non pochi contributi in danaro, per i progetti e le opere caritative nella Sua Diocesi. Contatti, che lo resero più “moderno”, anche nei metodi di gestione, sì da apportare, poi, da Papa, la “modernità” in Vaticano.

Naturalmente, mons. Macchi si mostrò subito il Suo mecenate dell’arte moderna, come già lo era a Milano, circondandosi persino di agenti che percorrevano, per lui, i mercati europei e americani per acquistare appunto molte opere d’arte (o da Lui presunte come tali!). E per meglio riuscire nell’impresa, si assicurarono il concorso di un mecenate in America, il noto Lawrence Fleischmann, direttore della “Kennedy Galleries”, a New York; e poi fondarono persino una organizzazione, gli “Amis de l’Art Américain en Religion”, proprio per garantire gli acquisti. Dopo di chè, organizzarono due Seminari, a Roma, per discutere sulla strategia da usare negli acquisti, ma anche perché servissero a porre i fondamenti per una grande esposizione d’opere d’arte, provenienti dalle collezioni vaticane; il che avvenne, prima, alla Metropolitana di New York, poi a Chicago e, terzo, a San Francisco, nel 1983. Ma già nel 1973, mons. Macchi e i suoi collaboratori potevano presentare, per il 10.mo anniversario dell’intronizzazione di Paolo VI, parecchi dei tesori che essi avevano raccolti. Vi occorsero ben tre piani del Palazzo Apostolico, più altre sale adiacenti. Furono impegnati, cioè, anche gli appartamenti Borgia – già abitati da Alessandro VI e dalla sua famiglia! – per mettervi tele e opere grafiche del XX secolo. Sui muri furono tese delle grosse tele, per ricreare l’atmosfera d’un museo moderno, offrendo, però, uno strano contrasto con gli affreschi del Pinturicchio, che ornano i plafoni e le ogive! 

L’esposizione, in totale, occupò cinquanta sale, in cui vi erano esposte, tra le altre, tele di Ben Shahn, di Chagall, di Kokoschka; ceramiche di Picasso e disegni di Klee e di Kandinsky. In totale, le opere esposte, quasi tutte figurative, erano più di seicento. L’arte astratta vi era pochissimo rappresentata. Ora, mentre Paolo VI, nel suo discorso d’inaugurazione, dichiarava che l’arte moderna aveva magnificamente fatto la prova della sua capacità ad esprimere i valori cristiani, il critici d’arte italiana, invece, scrissero che la nuova collezione pontificia era una raccolta alla peggio, e che v’erano troppe opere di secondo piano e che non c’era alcunché di realmente rimarchevole! 

Oggi, quella Collezione d’Arte religiosa è ancora esposta, in permanenza, nei musei vaticani, quasi del tutto ignorata, comunque, dai visitatori! A quell’epoca, mons. Macchi, sulla cinquantina d’anni, era già più influente dello stesso arcivescovo Benelli, e su Paolo VI teneva un atteggiamento di protettore; sembrava, cioè, che Lui fosse indispensabile per Paolo VI, il cui umore era divenuto capriccioso – come si diceva in Vaticano! – anche perché Paolo VI soffriva, oltre che di artrite, anche di depressione e d’insonnia. 

Mons. Macchi, per questo, lo sforzava a nutrirsi e a bere un po’ di più, come pure lo richiamava perché sorridesse quando si mostrava in pubblico, e lo invitava a riposarsi piuttosto che stare a scrivere lunghe lettere agli amici. Ormai, Paolo VI era ammalato da lungo tempo e la morte lo sorprese, quasi all’improvviso, nel Palazzo di Castel Gandolfo, nell’agosto 1978. Ma quando si aprì il Suo “Testamento”, nessuno fece meraviglie al sapere che Paolo VI aveva nominato il “suo caro don Pasquale Macchi” come “esecutore testamentario” autorizzandolo a distribuire un certo numero di “souvenir”, che appartenevano al Papa, a delle “persone care”, non precisate. 

Ma anche mons. Macchi doveva aver collezionato non pochi beni in quei quindici anni passati in Vaticano! Difatti, lasciando il Palazzo Apostolico, si portò via “plusieurs camions d’affaires personelles”!.. 

SITUAZIONE DELLA CHIESA ALLA MORTE DI PAOLO VI 

Dopo questo breve squarcio d’assieme, a mo’ di cornice, faccio punto, per rifarmi ancora alle parole di Giovanni Paolo II, pronunciate a Brescia la domenica 20 settembre 1998 e che abbiamo riportate all’inizio dell’articolo. Ma mi rifaccio col ripetere, prima, le parole pronunciate dallo stesso Paolo VI all’udienza del 31 dicembre 1975, a chiusura dell’Anno Santo, in cui disse: «… Noi abbiamo esortato tutto il mondo a promuovere la “CIVILTÀ DELL’AMORE”, ciò che costituisce tutto un programma. Sì, così deve essere… il princìpio della nuova ora di grazia e di buona volontà che il calendario della storia apre davanti a noi: LA CIVILTÀ’ DELL’AMORE! ». 

Che voleva dire?.. Lo spiegò Lui stesso: «Noi vogliamo aprire alla vita degli uomini, in questa congiuntura storica, le vie di una civiltà e di un benessere migliore, animato dall’amore. E per civilizzazione, Noi intendiamo quell’assieme di condizioni morali, civili e materiali, che permettono alla vita umana delle migliori possibilità di esistenza, una pienezza ragionevole, un felice destino eterno».

1) Dunque, per Paolo VI, il fine da perseguire è quello della cultura e del “benessere”, in questo mondo, e la vita eterna nell’altra; come aveva già scritto nella “Populorum Progressio”, e come si scrisse, in Concilio, sulla “Gaudium et Spes”.

2) Il “mezzo” per raggiungervi è l’Amore, al posto dell’odio, delle ingiustizie, della guerra, della violenza che, “ancora oggi”, agitano e rattristano l’umanità.

3) Il fondamento di questo bel progetto di “una umanità civilizzata, felice”, è il CULTO DELL’UOMO.

Paolo VI, infatti, lo proclama nella parte finale della Sua allocuzione: «Facciamo Noi un sogno quando parliamo della Civiltà dell’Amore? No! Noi non sogniamo! Se essi sono autentici (?), se essi sono umani, gli ideali non sono dei sogni; essi sono dei doveri, specialmente per noi cristiani. Ed essi sono tanto più urgenti e fascinosi quanto il brontolìo dell’uragano scuote più a lungo gli orizzonti della nostra storia. Essi sono una forza, una speranza. IL CULTO – e si tratta bene di questo, ora! – CHE NOI ABBIAMO PER L’UOMO, ci conduce a quello, quando noi ripensiamo a questa celebre frase di un Padre della Chiesa, il grande Sant’Ireneo: “L’uomo vivente è la gloria di Dio”».

Ora, per noi, questa allocuzione di Paolo VI sente di una visione teilhardiana, ma è anche il Suo stile, romantico, nostalgico e progressista; ed anche il Suo pensiero utopico e messianico; oltre che un Suo messaggio immutato fin dall’inizio del Suo discorso: «Cercate la felicità in questo mondo, attraverso le dolcezze dell’amore universale che il culto dell’uomo ispira, nella paternità di un Dio di cui c’è tutta la gloria»!

Comunque, Sant’Ireneo non ha mai detto né scritto che la gloria di Dio costituisce in una buona vita tranquilla, nel benessere, nella cultura, nell’amore del mondo. Quella affermazione, quindi, di Paolo VI, a riguardo di Sant’Ireneo, è una autentica falsificazione del testo. Sant’Ireneo, infatti, ha detto, sì: “Gloria Dei vivens homo”, e cioè che la gloria di Dio è l’uomo vivente, ma questa Sua frase, così non è completa, perché essa continua dicendo: “ET VITA HOMINIS VISIO DEI”!.. la vita dell’uomo è la “Visione di Dio”!

Il dire di Paolo VI, quindi, olet di materialismo, di religione dell’uomo e della terra. Egli, cioè, invoca Dio, ma solo per farLo garante dell’errore che Egli stava dicendo! Ma allora, cos’è questa Sua “Civiltà dell’Amore?”.. Qui, mi basta ricordare quello che scrisse il Suo maggior amico, Jean Guitton, nei suoi “Dialoghi”: «Io, prima di aver ascoltato Paolo VI, mai avevo sentito parlare di MONDO con un tale accento d’ammirazione, di fervore» (p. 297).

Non sarà fuori luogo, perciò, che richiamiamo, qui, anche quello che scrisse l’evangelista San Giovanni: «NON AMATE IL MONDO, NÉ CIO CHE SI TROVA NEL MONDO. SE QUALCUNO AMA IL MONDO, L’AMORE DEL PADRE NON E IN LUI» (1 Jo. 2, 15). Leggete la “Volgata” e comprenderete la differenza che c’è tra “amore” e “amore”: “Si quis diligit mundum, non est caritas Patris in eo” (= Se qualcuno ama il mondo, in lui non c’è l’amore del Padre). Anche San Pio X, nella Sua “Lettre sur le Sillon” (N. 11), ha scritto: «No, Venerabili Fratelli… non si edifica la città se non l’edifica Dio… No, la civiltà non è più da inventare, né la città nuova è da edificare sulle nuvole. Essa c’è stata; essa c’è: è la civiltà cristiana, è la civiltà cattolica. Non c’è altro da fare che instaurarla e di restaurarla di continuo sui suoi fondamenti naturali e divini, contro gli attacchi sempre rinascenti dell’utopia malsana, della rivolta e dell’empietà: OMNIS INSTAURARE IN CHRISTO!».

Che dire, allora, di quel parlare di Paolo VI quando accarezza la sua utopia pacifista, umanista, giudeo-massonica?.. Si legga anche la Sua “Esortazione Apostolica: Evangelii Nuntiandi” del 18 dicembre 1975; un documento di 22 pagine, con 135 “note”, comprendenti 127 citazioni del N. T., di cui 46 prese dal Vangelo, 1 dall’A. T., 35 dagli “Atti” del Vaticano II, e 6 di altri Concilii, 12 dai Padri della Chiesa, 4 diversi…; un documento, quindi, di Magistero autentico, che congiunge Rivelazione biblica e insegnamenti conciliari. Ebbene, io qui, cito un testo di Gesù quando disse ai suoi Apostoli e ai discepoli: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate, dunque, e insegnate a tutte le Nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a praticare tutto quello che Io vi ho comandato. Ed ecco che IO sono con voi fino alla fine dei tempi» (28, 18-26). E in S. Marco: «Andate per il mondo intero a predicare il Vangelo a tutte le creature. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi non crederà, sarà condannato » (16, 15-16).

Ora, di questi due testi integri di Gesù, quali li leggiamo nel Santo Vangelo, non v’è alcuna traccia nell’Esortazione sopra indicata, di Paolo VI, se non quei tre brani che io ho sottolineato. Quindi, la mutilazione del testo di S. Marco è fragrante e significativa; come pure le omissioni nel testo di S. Matteo. Una vera estrapolazione da inganno! Un vero tradimento della Fede! Infatti, perché quel Suo modo diverso di annunciare la “Buona Novella” al Mondo moderno? Perché quel Suo sottacere l’obbligo che gli uomini hanno di credere?.. l’obbligo del Battesimo, sotto minaccia di dannazione?.. l’obbligo della Morale insegnata da Cristo? Ma allora, per Paolo VI non valeva più la formula dogmatica: “Extra Ecclesiam nulla salus”? (“Fuori della Chiesa non c’è salvezza?” 5)… Ma allora non è più necessario il Battesimo per salvarsi, né l’Eucarestia per conoscere e raggiungere la vita eterna?.. Ma allora non sono più parti integranti del “depositum Fedei”?.. Era così che Paolo VI voleva che si predicasse la “Buona Novella”, quella cioè, che condurrebbe alla Sua “Civiltà dell’Amore”?

Povera Chiesa se così fosse! perché fare questo sarebbe un passaggio formale della religione cattolica a un super-protestantesimo, a un modernismo integrale, a una religione di democrazia totale! Ma fare questo, sarebbe proprio un adottare quel “CULTO DELL’UOMO” che noi abbiamo già denunciato del nostro libro: “Paolo VI… beato?”. Comunque, la PAROLA di Gesù è ben altra cosa: «Vai indietro, Satana! Sta scritto: ADORERAI IL SIGNORE DIO TUO E LUI SOLO SERVIRAI!» (Mt. 4, 10). Che cos’è, allora, quel vaneggiare di Paolo VI sulla Sua fantastica “CIVILTÀ DELL’AMORE?”.

Si direbbe che Egli misconoscesse perfino l’Apocalisse di San Giovanni evangelista, in cui si parla dei tremendi castighi di Dio, di un Suo “redde rationem” finale a tutta l’umanità che Lo ha abbandonato, negato, rinnegato, vituperato, dileggiato, messo al bando anche in tutta la vita civile… Non è, certo, serena visione di una avvenuta “Civiltà dell’Amore”! Anche se avesse tenuto presente quest’altra frase del Signore: «… ma il Figlio dell’uomo, alla Sua venuta, troverà fede sulla terra?» (Lc. 18, 8), non avrebbe sognato quell’avvenire di bengodi universale per tutti, in un ricreato “paradiso terrestre”! E poi, come poter parlare di completa “Civiltà dell’Amore”, quando già Gesù Cristo aveva detto che chi Lo segue non può “servire due padroni”, perché o si serve l’uno o si serve l’altro! E doveva pur sapere che chi serve Gesù, il vero unico Padrone, è sicuramente perseguitato dall’altro. «Se il mondo vi odia, sappiate che ha già odiato Me prima di voi». «Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel che è suo; ma poiché non siete del mondo, ma IO vi ho scelti di mezzo al mondo, per questo il mondo vi odia»… «Non c’è servo più grande del suo padrone». «Se hanno perseguitato ME, perseguiteranno anche voi» (Jo. 15, 18-25).

E potrei continuare, dimostrando che questo scandaloso connubio del tanto predicato “Vogliamoci bene!”, in vista della futura “Civiltà dell’Amore”, è e sarà tutt’altro che reale. Infatti, Gesù dice ancora «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno»… «Vi metteranno addosso le mani e vi perseguiteranno, traducendovi nelle sinagoghe e nelle prigioni… a motivo del mio nome»… «e sarete traditi persino dai genitori e dai fratelli, da parenti ed amici, e ne metteranno a morte tra di voi; e sarete in odio a tutti, a motivo del mio nome» (Lc. 21, 10-19). Venti secoli di storia lo stanno a testimoniare!

Per cui si tenga sempre presente il detto del profeta Geremia: “MALEDICTUS HOMO QUI CONFIDIT IN HOMINE” (= MALEDETTO L’UOMO CHE PONE LA SUA CONFIDENZA NELL’UOMO!). (Jer. 17, 5).

Tratto da Chiesa Viva, n. 301 del dicembre 1998, del sac. dott. Luigi Villa

CONCLUSIONE

sede_vacante

A fronte di queste e di tante altre acute riflessioni teologiche e pratiche del sac. dott. Luigi Villa, risulta davvero strano che questi, sebbene dottore in teologia, sacerdote e pienamente consapevole dell’apostasia in atto, della distruzione della fede dei pusilli, non abbia preso pubblicamente veramente le distanze dai sedenti, considerando la Sede di san Pietro come vacante, posizione teologica necessaria dianzi all’eresia notoria e pertinace nel sedente. Difatti al cattolico non è consentito dichiarasi in comunione con chi egli stesso ritiene eretico e/o scismatico.

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori insegna questo  indispensabile principio tratto dal diritto divino. Fosse anche un Papa ad allontanarsi – nel governo, nella docenza, ecc… – con pertinacia da una verità di fede rivelata e definita, a questi un concilio detto imperfetto (o un conclave) può solo ratificare (o dichiarare) che egli è stato privato di ogni giurisdizione. Nella versione del testo Verità della Fede [Volume primo, Giacinto Marietti, Torino, 1826, alla pagina 142] si leggono le parole del santo Dottore: «La seconda cosa certa si è, che quando in tempo di scisma si dubita, chi fosse il vero papa, in tal caso il concilio può esser convocato da’cardinali, e da’ vescovi; ed allora ciascuno degli eletti è tenuto di stare alla definizione del concilio, perchè allora si tiene come vacante la sede apostolica. E lo stesso sarebbe nel caso, che il papa cadesse notoriamente e pertinacemente in qualche eresia. Benché allora, come meglio dicono altri, non sarebbe il papa privato del pontificato dal concilio come suo superiore, ma ne sarebbe spogliato immediatamente da Cristo, divenendo allora soggetto affatto inabile, e caduto dal suo officio». [Per approfondimenti: Sulla perpetuità ed invariabilità della Chiesa (anche in caso di sede vacante)]

SOLO se così fosse, e secondo molti lo è, queste future presunte canonizzazioni sarebbero certamente nulle, poiché un VERO papa NON può canonizzare (dichiarazione ex cathedra) dei soggetti scandalizzatori dei pusilli, eretici e dannati!

Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (Ricciotti – Radio Spada) per LOSAI.EU

Il “crocifisso” di Cevo crolla tre giorni prima delle “canonizzazioni” Lo Sai

I giorni del dolore

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I giorni del dolore Lo Sai

- di Faramir - 

Il Papa telefona a Marco Pannella (ANSA – qui e qui)

Marco Pannella è il fondatore del Partito Radicale italiano e poi di quello transnazionale. Fra tutte le altre follie di cui si è reso colpevole negli ultimi 60 anni, vi sono i seguenti delitti:

1) introduzione del divorzio e quindi distruzione della famiglia;

2) introduzione dell’abortismo, con la legge 194 e quindi morte di milioni di innocenti e propagazione della cultura della morte;

3) libera circolazione della droga e antiproibizionismo, e quindi morte di un numero immenso di giovani e fallimento della vita di altri milioni;

4)chiusura dei manicomi, avvenimento che ha messo nelle strade folli disadattati quando non assassini, o li ha rimandati nelle famiglie rovinando la vita ai poveri familiari;

4) propagazione dell’omosessualismo;

5) guerra in ogni modo alla famiglia naturale e alla vita;

6) progetto di legge del partito transnazionale radicale che prevedeva, già una ventina di anni fa, la legalizzazione della pedofilia “non violenta”;

7) cultura dell’indultismo, il cui fine evidente è quello della depenalizzazione della violenza criminale allo scopo della fomentazione del caos e del terrore nella società civile.

In generale, è il più diretto responsabile di tutti i mali civili e morali della nostra società.

Non si è mai pentito di nulla, anzi, ormai più che ottuagenario, continua imperterrito la sua lotta.

Il suo stesso aspetto demoniaco è specchio della sua anima.

Inutile continuare a propalare la barzelletta che Gesù andava dai peccatori e quindi anche il papa fa lo stesso. Quando il Signore andava dai peccatori aveva come unico scopo la loro piena conversione, non il dialogo interculturale e di pace, e tanto meno cedeva o sorvolava sui principi.

Pannella è stato ripreso per tutte le sue orrende colpe? È stato almeno redarguito? Gli è stato almeno detto di tentare di cambiare vita e pentirsi prima della morte e del giudizio di Dio?

No. È stato invitato a curarsi e a lottare ancora per l’ennesimo indulto.

Non vi possono essere parole per descrivere quanto accaduto.

Sono curioso, anzi, ansioso, di vedere i commenti e le giustificazioni che apporteranno vaticanisti veri e vaticanisti aspiranti e sognanti, direttori di agenzie cattoliche, carrieristi e ottimisti, buonisti e papolatri vari. Mi dispiace invece, e profondamente, per tutti quei cattolici che sinceramente amano il papato, ma che purtroppo confondono con leggerezza sentimentale il papato con il papa, l’istituzione con l’uomo, l’amore alla Verità – che è Cristo – con l’amore alla creatura.

Come non vi possono essere parole per meditare sul fatto che un povero giovane è morto sotto il crollo di una Croce dedicata a Giovanni Paolo II e che questo giovane abitava in Via Giovanni XXIII! E che questo è accaduto tre giorni prima della loro canonizzazione!

Il povero giovane è ora nelle mani del Signore: preghiamo per lui e per i suoi poveri familiari. Ma… come non vedere un a dir poco inquietante “coincidenza” in tutto questo?

I tempi si stringono, gli eventi precipitano. Sono i giorni del dolore, ma anche del coraggio e delle scelte vitali. La forza ci proviene dall’unione di carità con Cristo, dalla speranza in Dio, dalla Fede incrollabile nella sua vittoria finale.

Fonte

I giorni del dolore Lo Sai

La sinistra e il M5S salvano i magistrati dalla responsabilità civile diretta

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La sinistra e il M5S salvano i magistrati dalla responsabilità civile diretta
Lo Sai

- di Davide Mura - 

La sinistra, il PD e il M5S hanno bocciato in commissione il DDL sulla responsabilità civile diretta dei magistrati. Hanno votato a favore solo FI, Lega, NCD e Scelta Civica. Per ora i magistrati continueranno a rispondere indirettamente dei propri errori.

Ciò detto, v’è da dire che contro la responsabilità civile diretta dei magistrati si sentono oggigiorno le ragioni più varie. Ma una le batte tutte: in nessuno Stato del mondo esiste la responsabilità civile diretta dei giudici. E via con l’elenco degli Stati europei che prevedono la responsabilità civile indiretta o che addirittura non prevedono nessuna responsabilità per il giudice (Gran Bretagna), il quale può anche danneggiare la vita di una persona, per un mero errore, che non risponde in alcun modo – neanche indirettamente – dei propri errori.

Una domanda a questo punto sorge legittima: ma siamo talmente esterofili che dobbiamo per forza imitare le regole giuridiche degli altri ordinamenti giuridici? Chi ci dice che siccome negli altri Stati (europei e non) non esiste la responsabilità civile diretta (in Spagna ci si avvicina molto), debba per forza non esistere anche in Italia? Un tempo, la nostra penisola era la culla del diritto. Del resto furono gli antichi romani a codificare i principi giuridici sui quali si regge il diritto moderno. Perciò, non perché nel resto del mondo un principio non venga applicato o codificato, significhi che sia sbagliato. Allo stesso modo, non perché nel XVIII secolo non esistevano repubbliche democratiche, la neonata Repubblica Americana fosse inaudibile e inaccettabile da un punto di vista politico-giuridico!

Ma a parte queste ovvie ragioni, non sfugge neanche l’altro dato importante, e forse fondamentale. La giustizia negli altri paesi funziona, e funziona piuttosto bene. Il tasso di politicizzazione dei magistrati è talmente esiguo da essere inesistente, e il rapporto tra accusa e difesa è effettivamente paritario, con una netta separazione tra giudice e pubblico ministero. Soprattutto, negli altri ordinamenti giuridici, se non esiste una responsabilità diretta, esiste comunque un sistema disciplinare effettivo e non solo formale. Il magistrato, in ogni caso, paga i propri errori.

Passando al nostro ordinamento, esiste una verità giuridica incontestabile: nella nostra Costituzione non esiste alcuna norma che vieti la responsabilità civile diretta dei magistrati, mentre è sancita costituzionalmente la responsabilità civile diretta dei funzionari e dei dipendenti dello Stato (art. 28 Cost.). E a meno che, nel mentre che scriviamo questo articolo, non sia cambiato qualcosa, i magistrati sono dei funzionari dello Stato. Perciò, perché non dovrebbero rispondere dei propri errori, come – per esempio – un ispettore del fisco o un cancelliere?

Altro mito da sfatare: la responsabilità civile diretta inciderebbe sulla autonomia e l’indipendenza della magistratura, perché creerebbe un sentimento di insicurezza nel giudice: la paura di sbagliare. “Benvenuti nel club!”, verrebbe da dire. Così è per qualsiasi delicata professione: dal medico all’avvocato, dal notaio all’ingegnere. Dall’ispettore del fisco al cancelliere. Eppure, nessuno si sognerebbe di pensare che queste figure professionali non debbano rispondere (direttamente) dei propri errori. La verità è che nessuna indipendenza e autonomia può esonerare colui il quale è chiamato a delicate responsabilità, dal compiere il proprio lavoro con correttezza e diligenza e di risponderne personalmente se non lo compie bene e danneggia i terzi. Se questa regola vale per avvocati, notai, medici, poliziotti, carabinieri e via dicendo, perché non dovrebbe valere per i magistrati, le cui sentenze, o certe indagini, incidono sui destini delle persone, a volte con esiti drammatici? Pensiamo ai casi di ingiusta detenzione.

Nessuno, per vero, vuole minare l’indipendenza e l’autonomia dei magistrati, ma è indubbio che la si voglia solo ricondurre nel solco della giustizia e dell’equità più che della legge. Non esistono funzionari o dipendenti più uguali degli altri. La legge deve essere uguale per tutti. E la legge afferma che chi rompe paga, possibilmente personalmente e non a carico della collettività.

D’altro canto, non è inutile fare presente anche un dato storico. Nel 1987, con un referendum, il popolo italiano si espresse per la responsabilità civile diretta. Ma i governi di allora snaturarono e disattesero quell’esito referendario, introducendo la legge Vassalli che prevede la responsabilità indiretta, con la possibilità per lo Stato di rivalersi (sic!) sul magistrato per un massimo di 1/3 dello stipendio annuale. Ebbene, sapete quante condanne in applicazione della legge Vassalli sono state pronunciate dal 1988 a oggi? Nessuna. Al 2012 solo 4 procedimenti sono stati dichiarati ammissibili dai giudici su 400 cause avviate dal 1988, anno di entrata in vigore della legge.

E’ evidente il fallimento di quella legge e il tradimento della volontà referendaria. Così come è evidente che ci troviamo in una situazione paradossale: se i magistrati sono gli unici che non pagano per i propri errori, ancor meno paga lo Stato per i loro errori, come oggi dovrebbe essere, perché a decidere sulle loro responsabilità, o meglio dei loro colleghi che sbagliano, sono sempre i giudici.

Va da sé, che il mantra dell’indipendenza e dell’autonomia, come sempre capita, viene tirato fuori ogni qual volta si tenti di riformare l’ordine giudiziario. Sia che si tratti della responsabilità diretta, sia che si tratti della separazione delle carriere o del taglio agli stipendi. Ormai abbiamo fatto talmente il callo agli allarmismi dei magistrati, che quasi diamo per assodato che le loro rivendicazioni siano giuste e che in torto siano gli altri che vogliono minare la loro libertà.

Eppure, persino i parlamentari, dopo l’intervenuta modifica dell’art. 68 Cost. (avvenuta più di venti anni fa), non hanno più le debite guarentigie costituzionali. Certamente ognuno sull’argomento avrà la propria opinione, ma è indubbio che se i padri costituenti formularono quella norma, lo fecero per tenere in perfetto equilibrio il potere giudiziario e il potere legislativo, evitando che i due poteri invadessero il campo dell’altro in modo indebito. Oggi basta un’informazione di garanzia ex-art. 369 c.p.p. o un provvedimento cautelare per cancellare in un solo istante i voti di migliaia di elettori o far cadere un Governo o comunque screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica, salvo poi veder sfumare il relativo procedimento in un’archiviazione o in un’assoluzione. Chi ha mai pagato per questi errori? Risposta ovvia: nessuno, perché non esiste alcuno strumento giuridico per responsabilizzare chi li commette.

Fonte: Quelsi 

La sinistra e il M5S salvano i magistrati dalla responsabilità civile diretta
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1° maggio: le origini esoteriche di una festa satanica

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1° maggio: le origini esoteriche di una festa satanica
Lo Sai

Sulle origini occultiste della Festa del 1° maggio

- di Gianluca Marletta -

Conosciuta per decenni come la Festa dei Lavoratori, il simbolo stesso delle magnifiche sorti e progressive che i movimenti socialisti e comunisti volevano imporre a tutto il mondo, la ricorrenza del 1° Maggio, in realtà, ha ben poco a che vedere, almeno alle suo origini, con le sorti del movimento proletario e con le sue rivendicazioni.

La notte tra il 30 Aprile ed il 1 Maggio, infatti, è una ricorrenza antichissima e carica di enormi significati simbolici. Nel mondo celtico, ad esempio, questo momento dell’anno corrispondeva alla festa di Beltane [Nota di Lo Sai: nella foto in alto un'immagine dell'attuale festa di Beltane, in Scozia], in cui si celebrava, spesso con rituali orgiastici, la fecondità della natura e l’esplosione primaverile delle potenze della Terra. Sopravvissuta in varie forme all’avvento del Cristianesimo, la ricorrenza del 1° Maggio finisce tuttavia per assumere, specie a partire dal basso medioevo e dai primi secoli della modernità, il significato ambiguo e a volte sinistro di scatenamento delle forze telluriche e delle potenze del caos; assumendo, specie nel mondo di lingua tedesca, il significato di “notte delle streghe” –la celebre Walpurgisnacht, Notte di Walpurga- dove le potenze sfrenate e dissolutrici del mondo magico e infero erano libere di vagare e manifestarsi per il mondo.

Ed è in questa veste, ovvero quella di un momento dell’anno particolarmente adatto all’evocazione delle potenze del caos e della dissoluzione, che la data del 1° Maggio assume grande importanza nel mondo occultista a cavallo tra XVIII e XIX secolo: un universo culturale dove suggestioni occulte e aspirazioni politico-riformatrici si mescolavano fra loro senza soluzione di continuità. Non è un caso, ad esempio, che proprio il 1° Maggio del 1776, sia stato scelto da quello che era allora un semplice studente bavarese dalle idee rivoluzionarie, Adam Weishaupt, per la fondazione del suo Illuminatenorden, Ordine degli Illuminati, che sarà meglio conosciuto in tutto il mondo come ordine degli Illuminati di Baviera.

Nella mente di Weishaupt, la data del 1° Maggio doveva infatti avere un preciso significato: animato da un feroce nichilismo ateo, nemico di tutte le religioni e propugnatore di una ideologia pre-comunista che predicava l’abolizione d’ogni ordine naturale e della proprietà privata, la data del Notte delle Streghe doveva avere il significato di una vera e propria evocazione di quelle potenze dissolutrici che, nel sogno degli Illuminati, avrebbero distrutto il “vecchio mondo”. Secondo lo storico Michel Lamy, infatti, “Weishaupt può essere considerato in pratica come il vero padre del marxismo. Bakunin fu un suo discepolo, e nelle note dei fondatori degli Illuminati di Baviera si è ritrovata una frase che si può leggere testualmente in una sua opera: ’Dobbiamo distruggere tutto, ciecamente, con un solo pensiero in mente: il più possibile e il più presto!’”[1]. L’iniziato agli Illuminati, inoltre, doveva proclamare che era “necessario distruggere la religione e la proprietà privata. Una volta appreso tutto ciò era degno di indossare il berretto frigio”.

Un significato evocativo e dissolutivo, quello del 1° Maggio, che come tale è filtrato nel nascente movimento socialista e comunista il quale, a differenza di quel che normalmente si pensa, era –specie in origine- letteralmente imbevuto di suggestioni occultistiche e pseudo-esoteriche. Ci sono validi indizi storici, in effetti, che indurrebbero a sospettare come persino il “sacerdote” del materialismo comunista più puro e ortodosso, Karl Marx, potrebbe aver avuto numerosi e tutt’altro che episodici contatti col mondo dell’occultismo e delle sette segrete che pullulavano ai suoi tempi[2].

Di fatto, la data del 1° Maggio fu definitivamente proposta come Festa dei Lavoratori a partire dalla Seconda Internazionale socialista che si riunì a Parigi nel 1889: la “leggenda fondatrice” narra, infatti, che la festa sarebbe stata istituita in ricordo dei gravi incidenti accaduti nel 1886 a Chicago e conosciuti come rivolta di Haymarket. Il 3 Maggio di quell’anno, infatti, i lavoratori in sciopero di Chicago si ritrovarono all’ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l’assembramento sparò sui manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. Questi tragici fatti avrebbero conosciuto il loro culmine il giorno dopo, 4 Maggio, quando la polizia sparò nuovamente sui manifestanti provocando numerose vittime.

Come si vede, tuttavia, gli avvenimenti che avrebbero giustificato la scelta del 1° Maggio come Festa dei Lavoratori accaddero in realtà …nei giorni successivi. Ma la scelta, più probabilmente, fu dovuta a ragioni decisamente più profonde di quelle, leggendarie e poco credibili, proposte “alle masse”. Il senso occulto, infatti, era quello di un’identificazione del potere del proletariato con le forze dissolutrici e caotiche destinate a dissolvere il “vecchio mondo” tradizionale, forze scatenate e pilotate da chi può e sa allo scopo di dare inizio al Nuovo Ordine del mondo.



[1] M.Lamy, Jules Verne e l’esoterismo, Roma 2005, p. 166

[2] Secondo gli studi del pastore protestante rumeno Richard Wurmbrand, proprio il più noto corifeo del materialismo ideologico avrebbe coltivato segretamente legami con un occultismo di tipo luciferino. Il Wurmbrand è l’autore di una ricerca, pubblicata in Italia col titolo L’altra faccia di Carlo Marx, Marchirolo (Va) 1984: l’originario titolo inglese è però più significativo, Was Karl Marx a Satanist? (Karl Marx era un satanista?). Il Wurmbrand raccoglie in questo saggio una serie di testimonianze e di lettere autografe che potrebbero far pensare ad un legame di Marx con alcune correnti sataniste della sua epoca. Le prove esibite dal Wurmbrand, tuttavia, non sempre appaiono incontestabili: alcune di queste “testimonianze”, infatti, consisterebbero in una serie di citazioni di coloritura “sataniche” tratte da lettere giovanili; ma queste potrebbero anche essere interpretate come semplici metafore, tipiche del linguaggio dei rivoluzionari ottocenteschi. La testimonianza più impressionante – qual’ora sia autentica – risalirebbe alla cameriera di Marx, Helen Demuth, che avrebbe rivelato al socialista americano Sergius Ris: “Quando era molto ammalato, pregava da solo nella sua camera davanti a una fila di candele accese, legandosi intorno alla fronte una specie di nastro” (cit. in R.Wurmbrand, Op.Cit., p. 44). Quale potesse essere l’oggetto della “preghiera” di Marx, che definiva la religione “oppio dei popoli”,  è difficilmente immaginabile. Ben documentata, al contrario, è la predilezione particolare di Marx per il genero Edward Aveling, amico intimo della teosofista Annie Besant e membro dell’Ordine Riformato di Memphis, una frangia della Massoneria “egiziana” (fr. R.Wurmbrand, op.cit., pp. 42-43; C.Gatto Trocchi, Storia esoterica d’Italia, cit., p. 23).

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1° maggio: le origini esoteriche di una festa satanica
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Le tre armi per sconfiggere il Diavolo: ragione, libertà, dignità.

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Le tre armi per sconfiggere il Diavolo: ragione, libertà, dignità.
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SPETTACOLARE INTERVISTA ALL’ESORCISTA BABOLIN

Evitate spiegazioni sensazionalistiche, il Maligno lo si combatte con un «doveroso discernimento». La confusione e la schiavitù dell’istinto, l’amore e il perdono. Da non perdere

Come si sconfigge il Diavolo? Oggi su Avvenire è stata pubblicata un’interessante intervista a don Sante Babolin, esorcista a Padova e autore di un libro appena pubblicato dalle Edizioni Messaggero Padova (L’esorcismo. Ministero della consolazione). Diciamolo subito: l’intervista a Babolin è di notevole interesse soprattutto perché il sacerdote tratta il tema del male e del Maligno rifuggendo spiegazioni sensazionalistiche e, come spesso vediamo sia sulla stampa laica sia su quella cattolica, approfittando del tema per ingenerare più curiosità che comprensione.
Invece la presenza del Diavolo è trattata da Babolin con grande accortezza, misura e – soprattutto – profondità di giudizio. Babolin, dalla sua, non ha solo alle spalle una trentennale esperienza di insegnamento alle Gregoriana, ma anche una conoscenza diretta della “materia”, avendo seguito negli ultimi sette anni «oltre 1300 persone con disagi dell’anima più o meno gravi. E si tratta di uomini e donne della sola diocesi perché ho deciso, d’accordo con i Superiori, di non accogliere le richieste che vengono da fuori diocesi. Un po’ perché non riuscirei, un po’ perché è importante che i vescovi comprendano l’urgenza del problema e non trascurino la nomina di esorcisti».

LA RAGIONE. Punto numero uno: l’uso corretto della ragione. Anzi delle «santità della ragione», come dice Babolin citando il filosofo Maurice Blondel. «È l’argomento decisivo», spiega nell’intervista. «Quando ero professore, il mio obiettivo era unire la cattedra (la ragione) con l’altare (la preghiera), senza sovrapporle, e ho considerato l’insegnamento come un ministero. Ora che sono sempre ancorato all’altare so di dover continuare a usare la ragione, l’unico strumento che un uomo possiede per esercitare il suo doveroso discernimento». Un discernimento che la cultura moderna contrasta correndo «il serio rischio di restare sempre alla superficie. Si apprezzano le sensazioni, si fanno collezioni di belle esperienze… Ma non si ragiona. Il tempo per il discernimento è ridotto al minimo. E questo è un guaio».

LA LIBERTA’. Punto numero due: la libertà. Babolin lo collega strettamente alla questione della ragione. Vivendo in un mondo che fa della spontaneità la modalità d’approccio a ogni questione, l’esorcista nota che, in questo modo, «la libertà sfuma, perché la radice della libertà sta nella ragione. La libertà è la ragione della ragione, perché sta nella scelta, come sostiene Blondel, influenzato dal De Consideratione di San Bernardo, che vede nella libertà dell’uomo l’immagine di Dio. Quindi diminuire la ragione vuol dire diminuire la libertà, significa diventare irresponsabili della realtà in cui viviamo, in balia dell’immediato, del “mi sento”».
È questo il grande inganno, che ormai è diventato il perno attorno cui ruota il nuovo concetto di educazione. «I giovani, ma sempre di più anche gli adulti – nota Babolin - dicono: “Se mi sento lo faccio”. Ma non è sul “mi sento” che si fonda la legge, la libera convivenza civile. Se c’è un impegno non devo aspettare di “sentirmi”. Ne vale della mia dignità di essere umano».

LA DIGNITA’. Punto numero tre: la dignità. «Tutto è collegato – spiega l’esorcista -: ragione, libertà, dignità. La mia dignità di essere umano si esercita nell’uso della ragione, del discernimento, nella consapevolezza di essere quello che sono: una sintesi perfetta di materia e di spirito. La santità equivale alla firma di sottoscrizione: mi riconosco per quell’essere sacro che sono».

CONFUSIONE E ISTINTO. Dove sta il Diavolo? Nella confusione, spiega l’esorcista. «È tipico del diavolo tenerci lontani dalla pienezza della nostra identità di esseri umani. La sua arma più sottile è la confusione, per cui non si sa più dove sia la destra e dove sia la sinistra, come la gente di Ninive alla quale viene inviato Giona. Ho imparato che, quando c’è confusione, c’è sempre il Maligno che opera».
Che armi usa? La seduzione. «L’attrazione per l’immediato, per il facile che si incontra, per il tutto subito e senza fatica», sono le false promesse del Maligno. «Ma non possiamo essere liberi se siamo dominati dai sensi e dall’istinto», dice Babolin. In altre parole, il Diavolo approfitta del nostro agire senza pensarci, senza mettere in campo la nostra ragione. «L’istinto è ciò che abbiamo in comune con gli animali. Ma l’essere umano è chiamato a gestire le cose secondo la ragione. Non è schiavo dell’istinto. È libero di dare ogni giorno una risposta all’amore di Dio che si riversa su di lui… Anzi, la vera libertà si attua amando. Si è liberi per amare, non si è liberi per essere liberi».

AMORE, PERDONO E SANTITA’. Ecco, l’amore. Qui Babolin risponde nell’intervista dando questa risposta: «Al Maligno dà fastidio l’amore umano. In un esorcismo il diavolo mi disse con rabbia: “Non sopporto che si amino!”. Si riferiva a una coppia sposata. Questo mi ha fatto molto riflettere sul ruolo fondamentale del matrimonio. Sono due le armi, in nostro possesso, contro il demonio: la preghiera, cioè la relazione d’amore con Dio Padre e l’amore per il prossimo. Il matrimonio è il sacramento dell’amore. Per questo il diavolo lo vuole distruggere. E tanti problemi si superano con un atto di perdono, che è un di più d’amore, che mette “ko” il diavolo».
L’amore è amore per la verità: «È nell’amore per la verità e nell’attaccamento a Cristo unico esorcista; per questo l’unico esorcismo è la Croce, che ha vinto definitivamente il Maligno. Cristo è il nuovo Adamo, capostipite dell’umanità nuova, insieme con sua Madre, la Beata Vergine Maria, nuova Eva, in un rapporto d’amore autentico».

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Le tre armi per sconfiggere il Diavolo: ragione, libertà, dignità.
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La Russia ha tradito il “nuovo ordine mondiale”

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La Russia ha tradito il “nuovo ordine mondiale”
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- di  Paul Joseph Watson -

Christopher R. Hill, diplomatico americano, ha affermato che la risposta della Russia alla crisi ucraina significa che Mosca ha tradito il “nuovo ordine mondiale” , di cui la stessa Russia ha fatto parte per gli ultimi 25 anni. In un pezzo per l’influente Project Syndicate, Hill, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Iraq e Corea, scrive che l’annessione della Crimea da parte della Russia e la campagna di “intimidazioni” contro Kiev, ha messo fine ad un periodo storico di 25 anni, accusando inoltre Mosca di  ”regressione, recidività e revanscismo“. La definizione di Hill di “nuovo ordine mondiale” è il coinvolgimento della Russia post-Glasnost  nelle “istituzioni occidentali, nell’economia di mercato e in una democrazia parlamentare multipartitica”.

Questo nuovo ordine mondiale è resistito per quasi 25 anni. Fatta eccezione per la breve guerra della Russia con la Georgia nell’agosto 2008 (un conflitto generalmente visto come istigato dalla spericolata leadership georgiana), l’acquiescenza e l’impegno della Russia per un “nuovo ordine mondiale”, tuttavia problematico, è stato uno dei grandi successi dell’ epoca post-guerra fredda“, scrive ancora Hill.

Hill, che è un consulente per la Stonebridge Group Albright, una “società di strategia globale” con i tentacoli all’interno della Casa Bianca e nel Dipartimento di Stato, continua ad accusare Mosca di far rivivere i giorni dell’impero sovietico, aggiungendo che “la Russia … . non sembra più interessata a ciò che l’Occidente gli ha  offerto negli ultimi 25 anni: status speciale con la NATO, un rapporto privilegiato con l’Unione Europea e la partnership in sforzi diplomatici internazionali.  “Sostenendo che le sanzioni occidentali non avranno alcun impatto, Hill afferma che la NATO dovrebbe prepararsi per un percorso lungo, avvertendo che la Russia “cercherà di creare problemi simili tra gli ex alleati sovietici“, invocando poi l’invasione tedesca della Polonia nel 1939 per suggerire che Mosca potrebbe aggredire altre nazioni dell’Est europeo. L’affermazione di Hill che la Russia ha voltato le spalle al “nuovo ordine mondiale” illustra come Mosca sta cercando di guidare una fazione alternativa di BRICS allineati, che rappresentano una grave minaccia per il futuro unipolare previsto dagli Stati Uniti e la NATO. In altre parole, che la Russia lo voglia o no, l’élite occidentale sta scavando per una nuova guerra fredda e il mondo stia entrando nel periodo più pericoloso della storia dopo la crisi dei missili cubani.

Titolo Originale: Top U.S. Diplomat: Russia Has Betrayed the “New World Order”

LINK: Top U.S. Diplomat: Russia Has Betrayed the “New World Order”

Informazione Scorretta

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La Russia ha tradito il “nuovo ordine mondiale”
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ESCLUSIVA RADIO SPADA: BERLUSCONI PARLA IN MEZZO A LIBRI MASSONICI?

Debunker e Gatekeeper: La tattica della polpetta avvelenata

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Debunker e Gatekeeper: La tattica della polpetta avvelenata
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Pensiamo di voler avvelenare un animale, ma di non potergli somministrare il veleno a forza dopo averlo catturato o sparandogli un dardo avvelenato (ne potete sparargli o ucciderlo con una trappola o simili): l’unica possibilità è fare in modo che l’animale in questione assuma DI SUA SPONTANEA VOLONTA’ il veleno, ad esempio mischiato a del cibo…

la classica “polpetta avvelenata” per intenderci.

Per massimizzare le possibilità di successo dovremo utilizzare un veleno insapore ed inodore (in modo che l’animale non si accorga di mangiare qualcosa di nocivo fino a quando non sia troppo tardi), confezionare la polpetta con un cibo assai appetibile (in modo da essere sicuri che l’animale, una volta notata la polpetta, decida di cibarsene) e dovremo anche piazzare un numero abbastanza alto di polpette in luoghi dove sia molto probabile che l’animale passi spesso e dove siano facili da notare per lui (per massimizzare la probabilità che l’animale assuma il veleno: fare una buona esca ma piazzarla nel luogo sbagliato invaliderebbe tutta l’operazione da noi architettata).

Dovremo anche fare in modo che il veleno sia abbastanza subdolo da non permettere agli animali superstiti di capire che sono state le polpette ad avvelenare i loro compagni [ad esempio il veleno per topi agisce solo dopo oltre 24 ore proprio per evitare che gli altri topi capiscano quale sia l'alimento tossico; ciò provoca una morte orribilmente lenta e penosa alle malcapitate bestioline]…

Ma perchè mai dovremmo voler avvelenare una povera bestiola o un intero gruppo di esse?

Immaginiamo di essere una persona cinica e senza scrupoli e che degli animali stiano intralciando i nostri piani: ad esempio abbiamo un orto e una famiglia di ghiri ci mangia i pomodori mettendo a repentaglio il raccolto e quindi i nostri guadagni: magari abbiamo già provato a cintare l’orto con un’alta recinzione… ma i ghiri hanno trovato il modo di passare comunque; altri tentativi di allontanare i ghiri, ad esempio con particolari aggeggi ad ultrasuoni capaci di spaventarli, hanno funzionato solo parzialmente (qualche ghiro risulta probabilmente meno sensibile agli ultrasuoni e si introduce comunque nell’orto sgranocchiando i pomodori: i danni sono diminuiti ma una parte dei pomodori risulta comunque inutilizzabile)…

Per via della loro agilità e furbizia pensare di sparargli dardi avvelenati risulta improponibile, e l’uso di trappole permetterebbe di catturare qualche ghiro e avvelenarlo a forza, ma ne rimarrebbero comunque abbastanza per danneggiare l’orto: l’unica scelta che ci rimane è fare in modo che i ghiri si avvelenino da soli mettendo nelle vicinanze dell’orto un gran numero di “polpette avvelenate” talmente appetitose da attirare l’attenzione di qualsiasi ghiro si avventuri nelle vicinanze dello stesso (vabbè, i ghiri son vegetariani: diciamo che si tratta di polpette di frutta e pomodoro o qualcosa di simile..), abbastanza velenose da uccidere un ghiro anche in piccole dosi, ma con un veleno ad effetto non immediato così che gli altri ghiri non mettano in relazione le polpette con il mortale effetto…

[si tratta solo di un ESEMPIO utile per far capire ciò che spiegherò nell'articolo: poi avvelenare i ghiri è vietato dalla legge oltre che moralmente deprecabile e assai crudele]

Vi starete forse chiedendo per quale strano motivo io vi stia parlando di ghiri, pomodori e.. polpette avvelenate…

Per l’esempio ho preso spunto da un caso reale:

QUALCHE ANNO FA UNA FAMIGLIA DI GHIRI COMINCIÒ A DEPREDARE L’ORTO DEL PADRE DI UNA MIA AMICA, CHE, SU CONSIGLIO DEI CONTADINI LOCALI, DECISE DI STERMINARE I GHIRI CON ESCHE AVVELENATE: GLI SPIEGAI L’ILLEGALITÀ DELLA COSA FACENDOGLI VEDERE I REGOLAMENTI VENATORI… PER FORTUNA CIÒ LO DISSUASE DAL GENOCIDIO, O FORSE DAL “GHIROCIDIO”….

Mi sembrava che questa storiella potesse essere un’ottima metafora atta a spiegare perchè l’Elitè si serva non solo di debunker (http://debunkerfakeblog.blogspot.it/) atti a negare, anche contro qualsiasi evidenza scientifica o fattuale, ogni Verità Non Ufficiale, ma pure di una miriade di Gatekeeper
(http://aliceoltrelospecchio.blogspot.it/search/label/Gatekeeper),
ovvero personaggi atti a guidare e monopolizzare sia il dissenso politico che la ricerca di Verità Non Ufficiali.

La finalità dei cosiddetti debunker (cioè “smontatori di bufale” per passione, a detta loro, ma in realtà YesMen dell’Elitè e dinsinformatori prezzolati) è evidente:

servono a screditare qualsiasi Teoria Non Ufficiale, e qualsiasi persona proponga o sostenga Teorie Non Ufficiali. Ciò viene fatto a dispetto di qualsiasi prova, con ossessività, comportamenti aggressivi e/o palesemente diffamatori, spudorate menzogne, teciche di propaganda subdole, trabocchetti logici e uso di paroloni altisonanti e concetti scientifici snaturati che nascondano la pochezza delle loro affermazioni, l’utilizzo di attacchi ad personam e la derisione e/o le accuse infondate verso l’interlocutore ecc..

NON IMPORTA CHE SI TRATTI DI UNA TEORIA BASATA SU FATTI DIMOSTRATI O DI QUALCOSA DI PALESEMENTE CAMPATO IN ARIA: SE NON È UNA TEORIA UFFICIALE ESSI DEVONO SCREDITARLA, COME DEVONO SOSTENERTE QUALSIASI TEORIA UFFICIALE PER QUANTO PRIVA DI FONDAMENTO O ASSURDA POSSA ESSERE.

Funzioni dei Debunker:

- fare in modo che la maggior parte della gente rifiuti a priori ogni Teoria Non Ufficiale perchè “.. tanto si sa che è una bufala: l’ha sbufalata il CICAP e del CICAP fa parte Piero Angela..”; tanto la persona media mica approfondisce per farsi un opinione su qualcosa: quindi basta dire di aver confutato una certa teoria, anche con confutazioni illogiche o inesistenti… e la teoria diventa “sbufalata e fallace” nel sentire comune.

- fare in modo che gli attivisti perdano tempo a litigare con i debunker stessi o a confutare le affermazioni dei debunker, a difendersi dalle calunnie ecc.

- fare in modo che teorie sensate e ragionevolmente provate siano messe sullo stesso piano di stupidaggini campate in aria (per questo nel loro pietoso “blog presa per il culo” chiamato “strakerenemy” per via della loro patologica ossessione verso Straker di Tankerenemy, teorie basate su prove come quelle sull’auto-attentato dell’11 Settembre vengono messe insieme a cavolate palesemente inventate sul “Salto Quantico della Nuova Era ed il Comando Ashtar” ecc).

Questo fa in modo che, per il lettore inesperto, teorie con prove e robaccia campata in aria abbiano realmente lo stesso valore, e la cosa è aumentata dal fatto che in trasmissioni spazzatura come “Mistero” (trasmissione di Italia Uno) venga appunto fatto lo stesso mix, come in libri di blasonati Gatekeeper quali David Icke ecc.

- fare in modo che Forum a tema diventino quasi illeggibili oltre che tremendamente noiosi per via deli loro continui attacchi verbali e/o pseudo-confutazioni che fanno diventare ogni discussione un interminabile loop [se siete stufi di ciò e volete discutere di NWO e temi connessi in modo decente venite sulla mia ML "debunker-free": "Mailing List Teorici del Complotto": http://groups.google.com/group/teorici-del-complotto?hl=it , potere iscrivervi anche dall'apposita casella sulla barra a destra di questo Blog e anche i non iscritti possono partecipare].

- creare una logica del tipo “noi contro di loro” che faccia schierare i lettori ai due estremi (o con i “complottisti” o con i “debunker”), inibendo così il pensiero critico individuale, facendo in tal modo passare Gatekeeper come Giulietto Chiesa (membro del WPF) per “Paladini della Verità” oppressi dal Sistema e dando automaticamente credibilità a ciò che dicono: in pratica si tratta come al solito della creazione di Falsi Opposti

La funzione dei Gatekeeper è invece assai meno intuitiva, e può apparire incomprensibile e contraddittoria a chi non conosce le tecniche di disinformazione e “counterintelligence” attuate dai Servizi Segreti, dalla Massoneria, ed in generale da qualsiasi gruppo organizzato che voglia tener segrete delle informazioni.

Per comprendere l’operato dei Gatekeeper biogna pure conoscere qualcosa sulle PsyOps
(http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_psicologica),
la psicologia delle masse, l’Ingegneria Sociale ecc…

Come accennato sopra, i Gatekeeper servono per monopolizzare e guidare “il dissenso” (termine qui inteso non solo come dissenso politico), ponendo l’attenzione su certi temi, ma omettendone altri e proponendo determinate soluzioni (utili all’Elitè o innoque per essa), in pratica miaschiando verità e menzogna.

Nell’era di Internet è sempre più difficile tenere segrete certe informazioni sul mondo: reperire dei dati è rapido, facile e quasi gratuito e ricerche che avrebbero richiesto lunghe ore in biblioteca, magari viaggiando verso biblioteche specifiche, diventano semplici come usare un motore di ricerca, inoltre le barriere date dalle lingue sono abbattute dal miglioramento costante dei programmi di traduzione automatica. Anche un semplice scambio di idee che permetta di confrontarsi con molte persone su uno stesso tema è enormemente facilitato ed il mezzo da modo quasi a chiunque di poter diffondere le proprie idee, scoperte e riflessioni in gran parte del mondo..

Però Internet deriva dal progetto militare ARPANET, e ciò ci fa capire che, se ci è permesso usarla vuol dire che per l’Elitè non è un problema insormontabile… anzi, si tratta di un’opportunità.

Ma come fanno i Burattinai a proteggere i loro segreti dopo l’avvento di Internet?

Da un lato hanno fatto in modo che Internet, come gli altri mezzi di comunicazione di massa, venga utilizzato dalla maggior parte delle persone per accedere a contenuti frivoli: difatti gran parte degli accessi online non dovuti a motivi di lavoro riguardano la pornografia, e fra i siti più visitati ci sono quelli di gossip e quelli per fare incontri “romantici/sessuali”, mentre gli argomenti più frequenti di discussione in una chat riguardano frivolezze o il flirtare.

Anche fra chi cerca informazioni la maggior parte si rivolgerà all’equivalemte online di grosse testate giornalistiche o telegiornali, o comunque a “derivati” dei tradizionali Mass Media e a piattaforme che portino il “marchio di qualità” dell’Informazione Ufficiale..

Quindi solo un’infinitesima percentuale di popolazione (e parlo di una minuscola parte della già esigua percentuale di persone occidentali capaci di utilizzare un computer connesso in rete) sfrutta questo mezzo per cercare di comprendere realmente il mondo in cui viviamo [provate a cercare su Google Trends le parole "NWO, o Nuovo Ordine Mondiale o New World Order" confrontandole con la parola "porno" o con "gossip" o simili, facendo la ricerca sia per l'Italia che per il mondo: avrete immediatamente un grafico che mette a confronto ad es quante persone cercano nel mondo siti che parlino di NWO e quanti dei siti di gossip, e vi verrà detto pure quante pagine nella rete parlano di NWO e quante di gossip o di porno ecc]…

PERÒ ANCHE QUELLA SEPPUR ESIGUA PERCENTUALE DI PERSONE CHE SI INFORMANO SUL NUOVO ORDINE MONDIALE POTREBBE CON IL TEMPO DIVENTARE UN PERICOLO O ALMENO UN INTRALCIO PER L’ELITÈ.. COME GESTIRLE?

Censurare semplicemente le informazioni in un sistema vasto come Internet è inefficente e ci sarebbe il rischio che comunque una certa parte di dati sfuggano al controllo; inoltre una censura ferrea rischierebbe di far riflettere il resto della popolazione portandolo a capire che in questo mondo non ci sia una vera libertà di pensiero e di parola e che quindi realmente “qualcuno” voglia sopprimere determinate informazioni per qualche motivo: insomma, censurare una notizia, come far sparire chi la propaganda, rischia di dare credibilità alla stessa presso “le masse” altrimenti docili come pecore lobotomizzate.

Per questo è molto più efficace mantenere una blanda censura di certi temi nei mass media tradizionali (parlandone solo all’interno di Format che li screditino mischiandoli a cavolate, come ad esempio “Mistero”) lasciando che in rete ci sia una relativa libertà di diffusione dei suddetti contenuti, e parallelamentesommergere la rete di informazioni inventate su tali temi allo scopo di confondere chi vi si avvicina (soprattutto tramite i Gatekeeper) e colonizzarla di debunker che tengano d’occhio i grandi Siti-blog e Forum e che attuino azioni di disturbo come sopra spiegato..

Bisogna ricordarsi che la rete viene anche sfruttata dall’Elitè per manipolare le masse dotando i loro tirapiedi di programmi atti a gestire con facilità molti alter ego virtuali
[LINK: http://aliceoltrelospecchio.blogspot.com/2011/05/gmail-massonica-internet-intelligence.html ],
ciò fa capire che Internet può dare dei fastidi ai Burattinai, ma è anche un grande strumento atto a portare avanti i loro piani; se così non fosse, non esisterebbe alcun Internet a basso prezzo facilmente disponibile a milioni di persone, ne tantomeno un “Internet 2.0″ che da la possibilità anche a persone prive di particolari competenze informatiche di aprire un Blog/Forum/ecc in pochi minuti.

Ma cosa c’entra tutto ciò con i Gatekeeper e con le Polpette Avvelenate?

Il Gatekeeper diventa indispensabile quando la soppressione di un informazione che si vuol mantenere segreta non sia più possibile o semplice da attuare, e questo è ciò che accade con Internet. I Gatekeeper esistevano già prima dell’avvento delle rete, ma questo è il loro momento d’oro.

Adesso delineerò sommariamente le principali funzioni dei Gatekeeper come prima ho fatto per i debunker; di seguito farò qualche sommario esempio di Gatekeeper elencandone le principali caratteristiche.

Funzioni e metodi dei Gatekeeper:

- mischiano verità e menzogna:

ciò viene fatto per:

- confondere il lettore in modo che non riesca a capire quali siano i dati reali e quali quelli falsi.

- screditare un dato reale mischiandolo a falsità spesso talmente palesi da risultare ridicole (altre volte si scredita un dato reale omettendo le prove migliori e adducendo come prove fatti insensati o irrilevanti); questa tattica serve più che altro a porgere il fianco ai Debunker e ad allontanare dalle Teorie Non Ufficiali gran parte delle Masse (dandogli l’impressione che si tratti di una marea di cazzate sostenute solo da pazzoidi).

- far finire i lettori in un “binario morto” in modo che la loro ricerca vada a vuoto e/o le loro deduzioni risultino errate poichè basate su dati in parte falsi.

- inseriscono sempre una certa percentuale di verità scomode nei loro libri-film-conferenze:
ciò serve a dargli credibilità verso i lettori, difatti se raccontassero solo bugie palesi nessuno li leggerebbe: è la tattica della Polpetta Avelenata!

- inseriscono subdolamente nelle loro opere idee e valori affini all’Elitè senza menzionarne le reali fonti:

gli esempi più comuni sono l’inserimento di elementi tratti da: New AgeFinto-Ambientalismo,Transumanesimo, o perfino il delineare come soluzione al NWO un qualcosa che somiglia troppo al NWO stesso (chiamato in modo diverso e descritto come una meravigliosa Utopia).

- hanno la funzione di “Leader di Movimento/Guru/Messia“:

in pratica compattano gran parte del dissenso contro il NWO nelle loro fila permettendo all’Elitè di manipolarlo come un vero e proprio Movimento e quindi di indirizzarlo su binari prestabiliti utili ai piani per il NWO. Ciò fa anche in modo che le persone siano indotte non tanto ad indagare per conto proprio sul Nuovo Ordine Mondiale, ma aspettino le rivelazioni del loro “Leader” e uniformino la loro visione alla sua (questo scoraggia il pensiero critico e rende le persone più facilmente manipolabili).

Altri indizi possono essere:

- indicano come movimenti di resistenza al NWO o comunque positivi dei movimenti creati dagli stessi Burattinai (ad esempio Alex Jones e le “Rivoluzioni” in Nord Africa; altri dati compromettenti su Jones sono quelli relativi al simbolo della V e alle informazioni sul Bohemian Groove).

- fanno grossolani errori su alcune tematiche (e/o ne omettono altre) che difficilmente possono essere imputati alla semplice ignoranza (per comprendere questo bisogna valutare se l’accuratezza di certi dati e la loro qualità differisce troppo marcatamente da quella su altri dati da loro proposti).

- spesso si scopre che tali personaggi sono legati all’Elitè o ad istituzioni dell’Elitè in vario modo (ad es Giulietto Chiesa e il WPF, oppure le conferenze ONU a cui hanno partecipato quelli del Movimento Zeitgeist).

- sono “troppo famosi” rispetto alla qualità di informazione che danno (ad es fanno conferenze in tutto il paese o perfino in tutto il mondo e vengono invitati a trasmissioni televisive e/o radiofoniche sia nazionali che estere; i loro libri vengono tradotti in molte lingue e/o sono presenti sugli scaffali di ogni libreria; vengono descritti come “grandi ricercatori” quando la qualità delle loro ricerche è mediocre o scarsa; i loro siti/blog sono fra i più visitati su un certo tema, ecc; ciò contrapposto al fatto che ci sono miriadi di ottimi ricercatori i cui libri non vengono tradotti e pure in patria risultano difficili da reperire, e i cui siti sono assai poco conosciuti e quasi non tradotti in altre lingue).

- prediligono costantemente (o quasi) trattare argomenti poco rilevanti e/o con scarsissime prove piuttosto che argomenti seri e suffragati da prove solide.

Gatekeeper:

- se li si riesce ad avvicinare e gli si fa notare uno dei “grossolani errori” o un tema in cui propagandano l’ideologia dell’Elitè (chiaramente portando tutte le prove di ciò), danno risposte evasive e in seguito continuano imperterriti senza modificare le idee divulgate.

- talvolta cominciano proponendo un’alta percentuale di verità mista a qualche menzogna e nel corso del tempo aumentano sempre più la percentuale di menzogne, oppure hanno un brusco cambiamento (in negativo) su alcune questioni in seguito ad accordi di marketing o senza apparente motivo (ad es: Beppe Grillo e la Casaleggio Associati). – ecc…

In certi casi può essere difficile distinguere in modo certo un ricercatore in buona fede da un Gatekeeper (in tal caso io proporrei la strategia della prudenza: non saltate a conclusioni affrettate, ma vagliate con attenzione qualsiasi cosa detta dalla persona in questione), altre volte la questione appare veramente palese a chiunque si sia informato adeguatamente su di un certo personaggio.

I due casi più eclatanti riguardano, e non per caso, le due fonti più utilizzate e propagandate sul NWO, ovvero David Icke ed il Movimento Zeitgeist con annesso Progetto Venus:

- entrambe le fonti mischiano verità e menzogna (e Icke in particolar modo tende anche a screditare molto di ciò che riporta, non solo mischiandolo a cose insensate, ma portando come prove fatti assurdi);

- entrambe le fonti omettono di parlare di tematiche importanti (ad esempio i Gesuiti, e non mi si venga a raccontare che i minuscoli accenni di Icke a tale ordine risolvono il problema);

- entrambe le fonti inseriscono una buona dose di “ideologia dell’ Elitè” nei loro scritti (la diffusione dell’ideologia New Age debitamente mascherata, ha ormai invaso oltre l’80% dei siti-blog che parlano di Nuovo Ordine Mondiale ; si salvano purtroppo quasi solo i siti/blog Cristiani, che però omettono in toto il ruolo del Vaticano e dei Gesuiti nell’attuazione del NWO: vedi http://nwo-truthresearch.blogspot.com “cerca” GESUITI. Anche questo è un esempio di tattica dei Falsi Opposti utilizzata contro chi cerca di comprendere i Burattinai ed il NWO).

- entrambe le fonti propongono come SOLUZIONE contrapposta al Nuovo Ordine Mondiale… una versione “infiocchettata” del Nuovo Ordine Mondiale (Zeitgeist con il suo Venus Project, mentre Icke propone come “arma” per sottrarci al NWO la filosofia Teosofico-New Age della Bailey, che guarda caso era legata all’ONU e proponeva di creare un mondo unito sotto un Nuovo Ordine Mondiale ed una Religione Unica Mondiale Luciferina: se non ci credete date un occhiata ai suoi scritti!).

- entrambi hanno una fama totalmente spropositata rispetto alla qualità dell’informazione elargita e sono tradotti in moltissime lingue oltre ad essere citati anche in televisione ecc.

Molte persone si dimostrano confuse e scettiche quando si parla di Gatekeeper, forse perchè non vogliono veder “colare a picco” l’immagine di paladini che si erano fatti di questi personaggi [ciò accade soprattutto quando si va a toccare il personaggio che per primo è stato letto dalla persona che si ha davanti].

In particolare si chiedono:

“ICKE/ZEITGEIST PERÒ HANNO CONTRIBUITO A DIFFONDERE VERITÀ APRENDO GLI OCCHI A TANTE PERSONE, CHE MAGARI DA LI HANNO COMINCIATO AD INFORMARSI DA SOLE AMPLIANDO I PROPRI ORIZZONTI: PERCHÈ LI SCREDITATE”

Gatekeeper: David Icke New Age (anche se lo nega)

Ok, ma quale prezzo?

I Gatekeeper diffondono qualche verità facilmente disponibile condendola con apposite menzogne, ed è proprio per “colpa loro” che i siti contro il NWO sono letteralmente INFESTATI dall’ideologia New Age (spesso nemmeno riconosciuta come tale), che è l’ideologia di base della Religione Unica del Nuovo Ordine Mondiale.

In secondo luogo su 10 persone che guardano Zeitgeist o leggono Icke almeno 6 di loro non cominceranno ad approfondire, ma si areneranno sul “guru di turno” e aspetteranno che Icke o Zeitgeist gli donino nuove informazioni o comunque non amplieranno abbastanza le loro conoscenze da poter mettere in discussione la visione dei dati elargita dai loro beniamini.

In terzo luogo, qui non si parla di SCREDITARE, ma di fare una CRITICA BASATA SUI FATTI: è un fatto che Icke propagandi molta dell’Iideologia della Bailey anche se non la cita fra le fonti bibliografiche dei suoi libri [chiunque legga la Bailey e poi Icke non può che convenirne e l'articolo da me indicato lo spiega dettagliatamente]; come è un fatto che il Venus Project contenga molti elementi della “Repubblica di Platone” come elementi Teosofici e Transumanisti, nonostante Fresco e soci chiaramente lo neghino, certi dell’ignoranza dei loro fan.

L’altra domanda frequente è: “Per quale motivo i Burattinai sono così scemi da propagandare temi che vogliono tenere nascosti quali il Signoraggio o il ruolo della Massoneria?” I Burattinai non sono affatto stupidi, anzi sono geniali, purtroppo per noi.

Come ho spiegato prima, in un epoca in cui è sempre più difficile mantenere totalmente segreto qualcosa, è meglio far diffondere in modo controllato (e da personaggi che si ergano a “Leader di Movimento/Guru”) qualche verità mista ad utili menzogne, così da spingere “il Movimento” nella direzione voluta, piuttosto che lasciare tutto al caso o cercare invano di censurare rischiando di ottenere l’effetto opposto.

Il genere di NWO che vogliono creare assomiglierà più a “A Brave New World” ["Il Mondo Nuovo"] di Huxley che a “1984″ di Orwell (se avessero voluto agire grazie alla forza bruta lo avrebbero già fatto da almeno uno o due secoli)… e cosa c’è di meglio che persuadere nascostamente gran parte di chi è contro il NWO a volere… il NWO senza esserne neppure consapevoli?!?!

Tornando alla Polpetta Avvelenata, dovrebbe essere ormai palese che i Gatekeeper hanno lo scopo di avvelenare chi cerca informazioni sul Nuovo Ordine Mondiale, e la parte “succulenta” della polpetta è rappresentata dalle informazioni vere che ogni gatekeeper da, mentre il veleno è rappresentato non solo dalle informazioni false, ma soprattutto da quelle informazioni tese a spingere i lettori verso “soluzioni” e ideologie affini a quelle dell’Elitè, come la New Age o la grande enfasi su ipotesi apocalittiche quali il 2012 oppure la finta catastrofe naturale del Riscaldamento Globale e della Sovrappopolazione [Finto Ambientalismo e ideologie Malthusiane] ecc.

L’analogia della Polpetta Avvelenata è pregnante proprio perchè:

- per l’Elitè sarebbe controproducente eliminare chi propaganda informazioni scomode o censurarlo (“non si possono usare fucili ne catturare l’animale per poi avvelenarlo o ucciderlo”).

- il non poter “costringere l’animale ad assumere forzatamente il veleno” sta per l’impossibilità di attuare mezzi di propaganda perfetti al 100% (una piccola percentuale di persone non crederà alla Versione Ufficiale).

- si “deve fare in modo che l’animale assuma il veleno (propaganda dell’Elitè) di sua spontanea volontà”, ovvero si deve fare in modo che le persone, anche quelle che cominciano ad informarsi sul Nuovo Ordine Mondiale, leggano di propria spontanea volontà testi contenenti la propaganda dei Burattinai (es: Zeitgeist/Icke) , e che insieme alla “carne” (verità) assumano “il veleno” (menzogne/propaganda dell’Elitè).

- “il veleno deve essere insapore ed inodore” e “la carne deve essere assai succulenta/appetibile”: in pratica le menzogne e la propaganda non devono essere riconoscibili come tali e la parte di verità oltre a “confondere le menzogne” deve risultare abbastanza “appetibile” da spingere il soggetto a credere a ciò che legge senza mettere in dubbio ogni dato e fare in modo che desideri leggere tale materiale e magari divulgarlo a sua volta.

- “l’animale non deve accorgersi di aver mangiato qualcosa di nocivo finche non sia troppo tardi”: in pratica si deve fare in modo che le persone non capiscano di aver letto propaganda dell’ Elitè mascherata, o almeno che non lo capiscano se non dopo aver già contribuito involontariamente alla loro diffusione (tramite ML, Forum, i loro Blog, il consiglio dei libri ad amici ecc).

- “piazzare un numero abbastanza alto di polpette in luoghi dove sia molto probabile che l’animale passi spesso e dove siano facili da notare per lui”: vuol dire rendere non solo facilmente disponibili tali informazioni, ma fare in modo che le opere dei Gatekeeper siano le più visibili su un certo argomento nel WEB, in libreria ecc, che vengano trattate da trasmissioni tematiche sui Mass Media tradizionali, che se ne parli in conferenze apposite ecc.

Insomma, fare in modo che quando per la prima volta ci si avvicina al tema del Nuovo Ordine Mondiale si incappi per forza in una loro opera, in modo che le prime informazioni sull’argomento che gran parte delle persone trova provengano da quel tipo di fonti [le prime informazioni possono determinare il tipo di approccio all'argomento che gran parte dei soggetti avrà e contribuiscono pesantemente a formare le opinioni in materia anche a distanza di anni, oltre a creare una spece di "imprinting" per cui è raro che l'autore in questione venga mai considerato negativamente dal soggetto a prescindere dalle prove con cui viene a contatto; come si suol dire "la prima impressione è quella che conta", e i Burattinai lo sanno bene..].

- “fare in modo che il veleno sia abbastanza subdolo da non permettere agli animali superstiti di capire che sono state le polpette ad avvelenare i loro compagni”: vuol dire fare in modo che le persone non si rendano conto dell’inganno sino a quando esso non diverrà palese: sino a quando non verrà proclamato a Reti Unificate il Nuovo Ordine Mondiale come “Alba della Nuova Era”, o forse neppure allora (temo che tanti fan di Zeitgeist, e non solo loro, saranno fra i primi ad applaudire festosi all’ “Alba di una Nuova Era di Pace e Prosperità, una Nuova Età dell’Oro”, senza rendersi minimamente conto che QUELLO è il Nuovo Ordine Mondiale che credevano di combattere…).

La tattica della Polpetta Avvelenata

Quindi la Tattica Della Polpetta Avvelenata consiste nel far ingurgitare a chi comincia ad indagare sul NWO l’ideologia della stessa Elitè che vuole il NWO, facendogli credere che ciò sia la chiave per combattere l’avanzata del Nuovo Ordine Mondiale!… diabolicamente geniale….

L’efficenza di questa tattica è dimostrata dalla popolarità di autori come Icke e di “movimenti/film” come Zeitgeist, dalla ferocia con cui essi vengono difesi dai fan e dal fatto che gran parte dei blog/siti che parlano di NWO sia pesantemente contaminato dall’ideologia della Religione Unica Mondiale della Nuova Era e da ideologie ad essa collegate (occultate sotto le più diverse sembianze).

http://aliceoltrelospecchio.blogspot.it/2011/07/la-tattica-della-polpetta-avvelenata.html

Di seguito l’articolo: “Trolls” - provocatori on-line

UN TROLL PENTITO SPIEGA COME LA CASTA PAGA I PROVOCATORI ONLINE

Vivi sempre connesso?

Purtroppo sì. Abbiamo un software che ci consente di monitorare le discussioni a cui partecipiamo e quando c’è una notifica abbiamo poco tempo per rispondere. Se lasciamo “andare” o ritardiamo, ci viene scalato dal compenso.

Quanto guadagni per fare questa attività?

Beh, dipende. Se sono efficiente anche 4-5mila euro al mese.

Sono un sacco di soldi.

Sì, ma è una vita tremenda. Devi leggere decine di blog, forum, account facebook, tweet. Giorno e notte. Alcuni di noi non reggono, dopo un po’ i loro nick “spariscono”, non c’è modo di sapere che fine abbiano fatto.

Chi vi paga?

Un grosso gruppo economico legato trasversalmente a tutti i partiti. Ma non posso dire altro.

Ce ne sono molti come te?

Siamo un centinaio in tutta Italia, ma siamo divisi per competenze.

Nel senso che tu, per esempio, provochi e insulti solo specifici bersagli?

No, nel senso che ci sono provocatori e contro-provocatori. Ti faccio un esempio. Metti che tu sia il portavoce di un partito X. Scrivi un post e io arrivo a ridicolizzarti. Ovviamente ne nasce una discussione nella quale chi è contro di te in maniera “naturale”, prende coraggio e viene allo scoperto. Aspetta…

(Lo smartphone ha una luce blu che lampeggia, vuol dire che c’è una notifica. Prende, legge velocemente e con uguale velocità posta una qualche risposta, chissà in quale post o in quale discussione.)

Una sorta di “effetto domino”.

Esatto. Ovviamente ci sono quelli che sono a favore del Partito X e che ti difendono. Poi, non so se l’hai mai notato, salta fuori qualcuno che difende il Partito X, ma lo fa in modo idiota e scomposto, con una marea di punti di sospensione, maiuscole, punti esclamativi e via dicendo…
Sì, che tu pensi: “Ma allora sono tutti idioti”.
Perfetto. Quelli sono sempre nostri colleghi. Semplicemente agiscono con una psicologia inversa. Il loro scopo è proprio quello di far sembrare i tuoi sostenitori degli imbecilli. Così come io faccio da “stura” a quelli che sono contro di te in maniera “genuina”, diciamo, allo stesso modo loro fanno da stura ai tuoi estremisti, e globalmente ne vieni fuori screditato. Basta un provocatore come me e un contro-provocatore che fanno finta di litigare, per sputtanarti una discussione o un post.

Questa è troppo grossa, non posso crederci.

Sei libero di non crederci. Comunque loro prendono molto di più di noi. Sono veri professionisti, copywriter di altissimo livello. Se ci pensi, hanno creato un linguaggio.

Ma tu, politicamente, come hai votato?

Ho votato contro la Ka$ta. Ma il lavoro è lavoro. Ci sono le cose da pagare, ho moglie e figli. Quei soldi mi fanno comodo.

Cosa facevi prima?

Correggevo bozze in una casa editrice. Ora le bozze le fanno correggere nei paesi dell’Est, sottocosto. Cosa dovrei fare?

(Ci salutiamo, insiste per pagare lui il conto. Mette nella borsa il tablet e si incammina, guardando lo smartphone e continuando a digitare.)

francescolanza.net

Fonte

Debunker e Gatekeeper: La tattica della polpetta avvelenata
Lo Sai

Aereo scomparso: morti 4 dei 5 proprietari di un brevetto d’oro… Coincidenze?

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Aereo scomparso: morti 4 dei 5 proprietari di un brevetto d’oro… Coincidenze?
Lo Sai

Aereo scomparso, brevetto d’oro: ridono i Rothschild?

Certe cose, si dice, accadono solo nei film, perché tra il “complottismo” e i complotti (quelli veri) spesso c’è di mezzo il mare. Magari l’Oceano Indiano, dove si suppone che l’8 marzo 2014, alcune ore dopo il decollo da Kuala Lumpur, si sia inabissato il Boeing 777 della Malaysia Airlines, con a bordo 239 persone, compresi i 12 membri dell’equipaggio. Sull’aereo che dalla capitale malese doveve arrivare a Pechino, oltre a 4 passeggeri con passaporti falsi, ora si scopre che c’erano 20 specialisti del Pentagono, esperti in guerra elettronica, e quattro ingegneri cinesi. “Colleghi” degli americani, con una differenza sostanziale, cioè miliardaria: i cinesi erano titolari di un brevetto di importanza capitale, proprio sui semiconduttori su cui si basa il conflitto globale nell’era elettronica. Brevetto che, dopo la misteriosa scomparsa del velivolo, sarebbe ora rimasto interamente nelle mani del quinto socio, l’unico che non era a bordo di quell’aereo: il finanziere anglo-israeliano Jacob Rothschild.

Il giornalista messicano Alfredo Jalife-Rahme, docente di scienze politiche alla “Universidad Nacional Autónoma de México”, editorialista spesso I Rothschield e l'aereo della Malaysia Airlinesintervistato dalla Cnn, cita la ricostruzione offerta da “Russia Today”, secondo cui quel famoso documento strategico sui semiconduttori era stato approvato dall’ufficio brevetti degli Stati Uniti appena quattro giorni prima che l’aereo sparisse nel nulla. La proprietà del brevetto, scrive Jalife-Rahme in un post su “Rete Voltaire” ripreso da “Megachip”, era detenuta da cinque titolari, ognuno al 20 per cento: la società Freescale Semiconductor con sede ad Austin, Texas, e i quattro cinesi a bordo del tragico volo, originari della città di Suzhou e a loro volta dipendenti della società texana. Secondo “Rt”, «se il titolare del brevetto muore, gli altri titolari si divideranno alla pari i dividendi del defunto, qualora ciò non sia contestato nel suo testamento». Quindi, scomparsi i quattro proprietari cinesi, il brevetto andrà a «colui che rimane in vita», cioè in questo caso la texana Freescale Semiconductor, «che appartiene alla controversa e invisibile società Blackstone», il cui proprietario è proprio mister Rothschild.

Per Jalife-Rahme, emerge «in maniera inquietante» il legame tra la Blackstone, la cui identità è definita «invisibile», e la super-finanziaria Blackrock, che – insieme a Evercore Partnership – ha appena beneficiato della privatizzazione della Pemx, la compagnia petrolifera messicana. «Apparirebbe dunque che Blackstone amministri la Blackrock, diretta dall’anglo-statunitense Larry Fink». Sicché, «al di là dell’interconnessione tra le alte sfere di Blackstone, Blackrock, Rothschild, George Soros, Scotia Bank, Evercore Partnership, Protego, unitamente a Kissinger Associates e alle controverse assicurazioni Aig, il cui presidente è l’israelo-statunitense Maurice Hank Greenberg, si dovrebbe scrutare l’identità dell’impresa Freescale Semiconductor», scrive l’analista messicano. «È alquanto stranoche tra i 239 passeggeri, 20 fossero dipendenti del Pentagono, oltre ai quattro passeggeri che avevano dei passaporti rubati».

Ben al di sopra delle inevitabili speculazioni del caso, il fatto rilevante risiede nella professione di elettronico svolta dai 20 dipendenti del Pentagono, «tutti quanti molto qualificati nell’arte della guerra elettronica volta a evitare i sistemi radar militari». Cosa assai curiosa: dei 20 dipendenti scomparsi della Freescale Semiconductor, dodici sono originari della Malesia e otto della Cina. La Freescale, aggiunge Rahme, si vanta del fatto che i suoi prodotti abbiano applicazioni in ambiti sempre più strategici: comunicazioni sul campo di battaglia, avionica, guida dei missili, guerra elettronica, sistemi di riconoscimento amico o nemico. Usare l’elettronica, dunque: per depistare le armi dell’avversario e occultare obiettivi, fino a renderli completamente invisibili facendoli letteralmente sparire dai radar, come è accaduto per l’introvabile Boeing malese.

«La controversa società texana – continua il giornalista – è stata una delle prime società di semiconduttori al mondo. Cominciò come una divisione della Motorola, dalla quale poi si separò per essere acquisita nel 2006 dalla Blackstone (dei Rothschild), dall’onnipotente Carlyle Group e dalla Tpg Capital». Per inciso, dietro Carlyle Group c’è «il nepotismo dinastico dei Bush, di Frank Carlucci (ex consigliere per la sicurezza nazionale ed ex segretario alla difesa) e dell’ex primo ministro britannico John Major», mentre la Tpg Capital è una potente società d’investimento con sede a Fort Worth (Texas), presieduta dall’israelo-americano David Bonderman, «che eccede per stravaganze come quella di aver versato 7 milioni di dollari ai Rolling Stones e altri per celebrare il suo sessantesimo compleanno, nel 2002».

Freescale Semiconductor, aggiunge Jalife-Rahme, si è specializzata nella guerra elettronica e nella tecnologia “stealth”, sviluppando contromisure elettroniche anti-radar: interferenze, deviazione delle traiettorie dei missili, modificazione elettrica delle proprietà dell’aria. Secondo il “Daily Beast”, un attacco israeliano contro l’Iran andrebbe ben al di là del bombardamento aereo: probabilmente, Tel Aviv farebbe ricorso a una guerra elettronica contro l’intero sistema elettrico del paese, le sue connessioni Internet, le sue reti cellulari e le sue frequenze di emergenza per pompieri e poliziotti. Il giornale assicura che Israele «ha messo a punto un’arma in grado di imitare il segnale di mantenimento dei telefoni cellulari», che blocca efficacemente le trasmissioni. Nel corso dell’ultimo decennio, lo Stato ebraico ha «accumulato una vasta gamma di armi ad alta tecnologia del valore di svariati milioni di dollari», che gli permetterebbe di «contrastare,accecare e rendere sorde le difese di Teheran nel caso di un attacco aereo».

Inoltre, aggiunge Rahme, c’è una nuova tecnologia “stealth” che rende l’aereo invisibile ai radar e lo maschera all’occhio umano, laddove il camuffamento ad alta tecnologia può creare campi elettromagnetici, come afferma “Military.com”. «La Cina accusa gli Stati Uniti di una intensificazione degli attacchi via Internet, mentre Pechino e Washington accelerano la corsa agli armamenti per la dissimulazione della tecnologia dell’aereo invisibile». E una potente società britannica di armamenti come la Bae Systems, «legata alla Nsa, al segretariato della Homeland Security nonché al sinistro Wilson Center», possiede «un programma adattabile, che punta a occultare gli autoveicoli, e che può estendersi alle imbarcazioni e agli elicotteri». Si domanda Jalife-Rahme: «Dovremmo dunque vedere dietro la scatola nera del volo Mh 370 il lugubre duo finanziario Blackstone/Blackrock dei Rothschild?».

Fonte: www.libreidee.org

Tratto da: IxR

Aereo scomparso: morti 4 dei 5 proprietari di un brevetto d’oro… Coincidenze?
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Radio Europe: “Lo Stato Francese è massonico e anticattolico”

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Radio Europe: “Lo Stato Francese è massonico e anticattolico”
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La Francia, ha un problema con i cattolici? La domanda è stata posta dalla radio Europe 1 Venerdì 25 aprile a Alain Escada, presidente di Civitas, e a Robert Namias, giornalista francese .

I due ospiti hanno avuto un minuto e trenta secondi per rispondere, ecco le due risposte [tradotte da Losai.eu]:

Robert Namias: Non ho capito la domanda (e l’intervistatore: “peccato”). La Francia non è un paese cattolico. La Francia è un paese, una Nazione, in cui la maggioranza dei cittadini è cattolica, non è per niente la stessa cosa. Vi ricordo che la Francia è prima di tutto un Paese laico, laico ufficialmente da più di un secolo, 110 anni per l’esattezza. La legge di separazione Chiesa-Stato è del 1905 dunque la domanda non si pone. Si pone tantomeno riguardo a ciò che avete detto, effettivamente il primo ministro francese è andato alla canonizzazione di un Papa, non è stato proprio costretto a farlo è solo una questione di protocollo, ed è del tutto rispettabile.Non vedo cosa volete dire in base a questo. Sono solo ragioni motivate da un buon rapporto. La Francia ha sempre avuto ottime relazioni con la Chiesa. Tra tutte le religioni e la Francia ci sono stati sempre ottimi rapporti. Da due anni a questa parte, da quando è tornata la sinistra al potere, abbiamo riscontrato un abbassemento di cattolici anche nelle associazioni, c’è stata in passato una piccolissima minoranza di integralisti che stavano intorno alla Chiesa di Saint Nicola du Chardonnay, che si è allargata ed ha trovato un peso politico reale nell’opposizione al governo attraverso “la Manif pour tous” e l’opposizione al matrimonio per tutti, ma è lei ad aver spostato una questione, che non è religiosa, in una questione politica.

Alain Escada: Certo oggi c’è un problema in Francia, perchè oggi i cattolici in Francia sono considerati come cittadini di serie B nel proprio paese. E’ chiaro che oggi ci su può prender gioco tranquillamente dei cattolici in Francia, ci si può prender gioco anche dei musulmani, almeno un po’, ma non si possono per niente prendere in giro gli ebrei in Francia. E’ effettivo che abbiamo un governo sotto l’influenza massonica in Francia, il governo promuove leggi che sono sistematicamente anticristiane. In Francia oggi l’80% delle profanazioni sono fatte contro luoghi di culto cristiani ed i media non ne parlano. Politici, media ed intellettuali sono coalizzati in una sorta di alleanza per schernire i cristiani in Francia senza che questo susciti alcuna reazione.

Qui di seguito il video:

Radio Europe: “Lo Stato Francese è massonico e anticattolico”
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ID-entificazione: Scienziato dichiara che gli impianti di microchip negli umani “non saranno facoltativi”

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ID-entificazione: Scienziato dichiara che gli impianti di microchip negli umani “non saranno facoltativi”
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“E faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla mano destra o sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere se non chi avesse il marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome” Apocalisse 13:16-17
Le tecnologie progettate specificamente per tracciare e monitorare gli esseri umani sono in sviluppo da almeno due decadi.

Nel mondo virtuale, i software sono oggi in grado di osservarci in tempo reale, riuscendo addirittura a fare previsioni del nostro comportamento futuro ed inviare segnali alle stazioni di monitoraggio preposte, secondo come gli algoritmi dei computer interpretano le nostre attività. Già questo, di per sè, è uno scenario inquietante. Quello che fa più paura, comunque, è ciò che sta accadendo nel mondo reale. Stando ai ricercatori che lavorano sui microchip ad uso umano, è solo una questione di tempo prima che questi dispositivi trovino consenso su larga scala. Probabilmente, in questo momento, hai addosso almeno un paio di microchips RFID. Se si, stai inviando un segnale contenente un numero di 15 cifre che ti identifica. Questo numero può essere ricevuto da delle macchine chiamate “Scanner ISO compiacenti”. Ed anche questi sono ovunque. Oggi, non è possibile interagire socialmente in modo significativo senza avere un cellulare. Penso che gli impianti di microchip sugli umani seguiranno la stessa falsa riga. Non avere un impianto sarà così limitativo, che essenzialmente non avremo scelta. La tua prima reazione a questa idea potrebbe essere di incredulità. Non c’è modo che la società accetti un dispositivo del genere. Perchè qualcuno dovrebbe volere un simile impianto addosso? Considera per un momento a che punto siamo arrivati. Per decenni gli americani hanno rifiutato l’idea di poter essere tracciati o intercettati. Nonostante questo, oggi, quasi ogni americano ha con se un telefono cellulare. Sono così diffusi da essere considerati un “diritto”, spingendo addirittura il governo a provvedere degli sconti a chi non può permettersene uno. In ognuno di questi telefoni c’è un chip RFID che traccia via GPS o tramite triangolazione del segnale ogni nostro movimento. Come se non bastasse, il microfono e la videocamera, ormai di serie su ogni telefono, possono essere attivati in remoto dai servizi di sorveglianza delle forze dell’ordine, cosa possibile già dai primi anni del 2000. Ma nonostante l’invadenza di questi dispositivi, essi vengono normalmente accettati da miliardi di persone in tutto il mondo. Non solo: nessuno ha dovuto “obbligarci” ad averli. Siamo, come sembra, gli aguzzini di noi stessi. E paghiamo fior di quattrini per comprare il miglior dispositivo di localizzazione che il mercato ha da offrire! Garantito: puoi disconnetterti dalla “rete” semplicemente buttando via il tuo cellulare. Ma, la direzione in cui stanno andando queste nuove tecnologie di monitoraggio, insieme alla continua espansione della sorveglianza da parte del governo, suggeriscono che la tecnologia microchip RFID sarà, ad un certo punto, obbligatoria. Michael Snyder di “The Truth Wins”, chiede: “cosa si può fare, quando non è più possibile comprare o vendere senza sottomettersi all’identificazione biometrica?” Questa tecnologia continuerà a diffondersi, e diventerà sempre più difficile evitarla. Ed è facile immaginare cosa un governo tirannico possa fare con questo tipo di tecnologia. Se volessero, potrebbero usarla per tracciare letteralmente i movimenti e le azioni di ognuno. Un giorno, questa tecnologia sarà verosimilmente così pervasiva, che non sarai in grado di aprire un conto in banca, avere una carta di credito o, addirittura, comprare qualcosa senza che prima ti sia scansionata la mano o la faccia. È difficile immaginare che la popolazione si sottometta volontariamente ad una simile schiavitù digitale. Ma, come nel caso della disgregazione dei diritti e della privacy in America, è certo che non diventerà obbligatorio dal giorno alla notte. Primo: le tecnologie devono prima essere accettate dalla società. Inizieranno a diffondersi come prodotti di consumo in tempo reale, come i “Google Glass”. Le generazioni più vecchie potranno anche rifiutarli, ma, in un paio d’anni, puoi scommettere che cento milioni di adolescenti, ragazzini e giovani adulti gireranno per strada con addosso occhiali da sole dal look sportivo, interattivi, capaci di navigare in internet, e capaci di registrare qualsiasi cosa vedano e caricarlo su internet istantaneamente. Poi, come già stiamo vedendo dalle prime “cavie”, i microchips RFID saranno impiantati volontariamente sottopelle per poter fare di tutto, dall’accesso a edifici di massima sicurezza agli acquisti al negozio all’angolo. Alla fine, una volta che il concetto sarà generalmente accettato dalla maggioranza, diventerà il nostro nuovo “codice fiscale”. Per avere accesso ai servizi ufficiali, dovrai essere un “umano verificato”. Senza riconoscimento, non sarai nemmeno in grado di comprarti una birra, figuriamoci ricevere assistenza medica o avere la patente di guida. Che ci piaccia o no, questo è il futuro. Ogni cosa che compri ed ogni passo che fai, saranno tracciati da un mini microchip passivo a 15 cifre, il che significa che l’unico modo per “spegnerlo”, sarà rimuoverlo fisicamente dal tuo corpo. In sostanza, vivremo presto in un mondo di monitoraggio costante. I nostri figli ed i nostri nipoti, o almeno la maggiorparte di loro, molto probabilmente, non solo si sottometteranno all’impianto, ma anche ne pagheranno volentieri il prezzo, cosicchè potranno anche loro “interagire con la società in modo significativo”.

Via shtfplan.com

Traduzione: Davide

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